Allattamento e separazione dei genitori, come ci si regola?

Purtroppo delle volte capita che mamma e papà non vadano più d’accordo. Purtroppo spesso capita proprio in momenti molto delicati come quello post parto. La coppia, dopo la nascita del bambino, viene completamente stravolta e se il rapporto non è sufficientemente maturo il rischio è che qualcosa, all’interno del rapporto a due, si laceri e, talvolta, finisca con una separazione.

Ci sono dei casi, però, dove invece di una separazione civile e fatta con intelligenza, si da la precedenza al livore e all’astio, e allora cominciano i guai soprattutto per i figli.

Quando si gioca a tira e molla con i propri figli, magari solo per fare dispetto all’altro, non si ottiene nulla, se non tanta sofferenza che si somma a quella già esistente. Spesso la “divisione” dei figli è oggetto di acrimonia e duri scontri legali.

E laddove una mamma ancora allatti come ci si regola?

La premessa è d’obbligo: non si deve usare l’allattamento, e ovviamente il proprio figlio, come un’arma, anche perché questa può essere a doppio taglio. Purtroppo nella società in cui viviamo non tutti sono ancora informati sui reali benefici dell’allattamento e sulla sua importanza, quindi quest’argomento in tribunale non trova sempre giudici favorevoli, men che meno se il bambino ha superato i fatidici 6 mesi.

E allora no, utilizzare l’allattamento come un punto a favore per la mamma non funziona, non solo, può anche essere controproducente laddove si trovi un giudice che non sostiene o non conosce l’allattamento.

La legge italiana su allattamento e separazione 

Tuttavia, la legge sull’affido condiviso favorisce un rapporto continuativo ed equilibrato con entrambi i genitori, quindi la mamma potrebbe chiedere il pernottamento del minore. Se i genitori non trovassero un accordo interverrà un tecnico nominato dal tribunale, ma sarebbe molto più semplice, in assenza di una legge vera e propria che tuteli l’allattamento, anteporre gli interessi del bambino, consentendo alla madre di allattare.

Ritornando alle leggi, invece, esiste una sentenza della Cassazione ( I Sezione Civile, 26 settembre 2011) con la quale si ribadisce il principio secondo il quale il figlio fino al compimento del 4° anno di età non dovrebbe pernottare presso il padre, poiché un bimbo piccolo dovrebbe passare la maggior parte del tempo con la madre.

Detto questo, vige sempre la norma del buonsenso, per cui farsi la guerra non dovrebbe essere in questi casi la priorità di due genitori che mano il proprio figlio.

Il video della settimana

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *