Autismo, arriva il neurobiofeedback: un’apparecchiatura NASA aiuta l’apprendimento

Una tecnologia che è in grado di favorire i processi di apprendimento e migliorare le capacità di attenzione dei bambini autistici: arriva dalla NASA un possibile aiuto per tutti i più piccoli che sono affetti da questo disturbo del neurosviluppo.

Una tecnologia sviluppata dalla NASA

Sono stati presentati di recente anche in Italia, nel corso di un congresso sul tema tenutosi in quel di Salerno, i primi risultati di una nuova metodologia di approccio alla cura dell’autismo nei bambini: infatti, pare che stia dando ottime risposte l’applicazione di una tecnologia sviluppata nientemeno che dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration) nei piccoli pazienti che soffrono di questo disturbo del neurosviluppo e che inficia anche le relazioni sociali.

Il “neurobiofeedback” di cui si è parlato nel suddetto meeting si basa infatti su una versione migliorata delle apparecchiature che l’agenzia spaziale a stelle e strisce usava negli anni Ottanta per addestrare gli astronauti alle varie missioni e garantirebbe ottimi risultati a prescindere dall’età del bimbo e dal suo disturbo dello spettro autistico.

Dagli astronauti… ai bambini autistici

In realtà, questo sistema è già stato sperimentato per la prima volta dieci anni fa in un altro ambito al di fuori di quello spaziale, vale a dire quello sportivo, al fine di incrementare la performance degli atleti di svariate discipline.

Tuttavia, grazie all’intuizione di alcuni ricercatori, pare che il programma su cui si basa il “neurobiofeedback” sia particolarmente efficace nel cosiddetto neurotraining dedicato a soggetti che denotano determinati deficit, migliorando i loro livelli di attenzione e aiutandoli nei processi di apprendimento, in special modo a scuola.

Ma come funziona questa apparecchiatura di cui si avvaleva già la NASA circa trent’anni fa? In sostanza funzionerebbe come una sorta di “palestra per il cervello” che consente di sviluppare determinati processi interni a quest’ultimo, grazie anche alla loro ripetizione.

Nel caso dei piccoli pazienti, il programma prevede inoltre stimoli pensati appositamente per loro come la visione di determinati cartoni animati e giochi inconsapevoli: questi, a detta degli esperti, “modificano in modo positivo l’attività elettrica del cervello” e permettono ai bimbi di sviluppare pensieri funzionali, migliorandone anche la qualità della vita relazionale.

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