Bisfenolo A: perchè se ne parla tanto?

Tante volte sentiamo dai mass media delle notizie che – prese dai mille impegni quotidiani – ci sfuggono presto di mente.

Una di queste riguarda la pericolosità del Bisfenolo A, noto anche come BPA.

Si tratta di un composto organico utilizzato nella produzione di plastiche (dalle bottigliette dell’acqua a quelle dei biberon, dai contenitori di plastica alle lenti per occhiali), utilizzato nell’industria sin dagli anni Trenta.

Tuttavia, solo recentemente (attorno al 2008) è cresciuto l’interesse nei suoi confronti, quando svariati Stati hanno posto l’attenzione sulla nocività di questo componente, qualora entri in contatto con gli alimenti.
Sebbene anche in passato fossero sorte perplessità sulla sua innocuità, gli studi promossi di recente hanno evidenziato che il BPA può avere effetti sulla salute del feto, sul regolare funzionamento del sistema endocrino ed imitare gli estrogeni, compromettendo la fertilità.

Dunque, dalle analisi condotte, l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha dettato delle regole in materia: ha stabilito che la dose giornaliera tollerabile (cioè quella quantità a cui esposti – anche per tutta la vita – non farebbe sorgere dei problemi di rilevante entità) è di 0,05 milligrammi / kg di peso corporeo e, secondo le analisi dell’Autorità, sia i neonati che gli adulti ne sono esposti per quantitativi nettamente inferiori. Quindi, non dovremmo temere nulla.

Tuttavia, la reazione è stata immediata: in molti paesi il BPA è stato bandito, mentre in Italia è consentita la vendita di  prodotti che lo contengono – nei limiti imposti dalla legge.

Ferma la validità delle garanzie dell’Autorità, da mamme bio dovemmo chiederci se utilizzare la plastica sia l’unica soluzione.

Sappiamo che la plastica rimane comunque un rifiuto di difficile smaltimento e che una più valida alternativa è senz’altro il vetro. Più igienico e facile da pulire, più durevole nel tempo: dal biberon all’acqua da bere, della plastica possiamo anche farne a meno.

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