Colf in dolce attesa: come deve comportarsi il datore di lavoro?

Conciliare lavoro e famiglia per le donne lavoratrici è sempre stato piuttosto problematico, ma l’articolo 24 del contratto collettivo è un valido alleato per le donne lavoratrici incinte. Le future mamme non possono lavorare per 5 mesi (2 mesi prima del parto ed altri 3 mesi dopo), mentre nelle gravidanze a rischio possono chiedere di avere un’ulteriore prolungamento della maternità obbligatoria.

Colf in dolce attesa: chi paga maternità e contributi?

Se una donna svolge il ruolo di domestica, in caso di gravidanza può chiedere il congedo di maternità all’INPS che dovrà pagare quanto dovuto.

Il datore non dovrà quindi sborsare nulla, a patto però che la colf in dolce attesa sia in regola ed abbia tutti i requisiti contributivi. Durante il periodo di assenza dal lavoro il datore non dovrà neanche versare i contributi alla dipendente, ma è opportuno che continui a predisporre la busta paga a retribuzione zero per farle maturare l’anzianità di servizio.

Come funziona il licenziamento in questi casi?

Per tutta la durata della gestazione e del periodo di maternità non si può procedere al licenziamento della colf, salvo giusta causa. Si può invece procedere al licenziamento se la domestica era già incinta all’inizio del periodo lavorativo.

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