Culle vuote in Italia: cosa non va?

I dati Istat parlano chiaro: in Italia, ci sono circa 1,21 bambini per ogni donna che, mediamente, partorisce per la prima volta a 31 anni.

Avere un figlio oggi fa paura: c’è il timore di vedersi rovesciare la vita come un calzino, di non poter più frequentare le amicizie di una volta, di non dormire la notte, di non aver più la stessa vita di una volta.

Ma anche di essere messa da parte sul posto di lavoro o, peggio ancora, di vedersi aprire la via di uscita perchè una lavoratrice madre ingombra, è difficile da gestire.

O di non riuscire a far quadrare il bilancio familiare: dalle bollette ai mutui da pagare, si aggiunge la retta dell’asilo nido che lascerà poi spazio ai corsi extracurriculari di nuoto, lingue, creatività, le vacanze studio, le tasse dell’università, ecc.

Timori e paure che non sono certo infondate, anzi, ma che oggi più che in passato stanno riducendo il tasso di natalità sempre di più. Culle vuote e futuro sempre più instabile, incerto: la politica, la società si preoccupa di chi pagherà le pensioni un domani, ma non presta la dovuta attenzione per la natalità e maternità. Concedersi un figlio, senza i dovuti sostegni, è diventato un lusso.

Un lusso che la società pagherà cara, non solo perché si ridurrà la popolazione attiva, ma soprattutto gli stimoli, la curiosità, l’innovazione che le nuove generazioni portano con se’: la voglia di fare e di sbagliare, quella di crescere e imparare, quella che da’ linfa alla vita e alla società.

Quale futuro, quindi, per un paese che invecchia e non riempie le culle?

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