Dicono che i figli ti regalino il presente

Dicono che i figli ti regalino il presente.

Dicono che ti insegnino l’amore incondizionato, la tenerezza e l’altruismo.

Quello che non dicono è che un figlio ti insegna anche la paura.

La paura di non essere all’altezza o che lui, crescendo, cada e si faccia male. Che il tuo amore non sia abbastanza. Che lui un giorno ti scopra per quello che sei, non più la sua meravigliosa madre ma una donna normale, piena di difetti e limiti. Una persona qualunque, con la quale scontrarsi, alla quale opporre le sue idee. Le sue convinzioni.

Quello che non dicono è che a volte, per nervosismo, stanchezza, pensieri, tirerai fuori il peggio di te e vedrai i suoi occhi che ti guardano sempre con un fondo di gratitudine, riempirsi di lacrime. Saprai di aver tradito una promessa o, ancora peggio, la sua fiducia incondizionata verso le tue azioni. Piangerai a tua volta e chiederai scusa, sperando che il suo sentimento puro e perfetto non sia stato intaccato dal tuo essere un adulto stanco e sfibrato.

Quello che non dicono è che spesso penserai al tuo mondo com’era prima e ti mancherà terribilmente. Avrai nostalgia della tua vita sgangherata, senza orari e responsabilità. Degli spazi e del tempo libero. Subito dopo aver provato nostalgia proverai una fitta dolorosissima di senso di colpa, guardando quella creaturina che ora vive solo grazie a te. Ti sentirai sbagliata vicino alle altre madri che ostentano perfezione, che non hanno mai questi pensieri, chi si muovono a proprio agio nella maternità. Ti sentirai sbagliata e non potrai farci nulla almeno fino al giorno in cui capirai che non c’è un modo più giusto di essere madre. C’è solo un modo tuo, personale, che è quello che ti fa essere più serena. E fa di tuo figlio un bimbo più felice.

Quello che non dicono è che il sentimento che inizierà a far parte della tua vita da mamma ingombrandola maggiormente sarà la paura. Paura di perdere un figlio, di sbagliare qualcosa nella sua educazione, di vederlo cadere. Di non avere la forza di esserci sempre, presente e pronta per lui. Di non essere abbastanza comprensiva o, viceversa, abbastanza severa. Di aver detto troppi no. O troppi sì. Di vederlo soffrire. Inutilmente ma allo stesso tempo inevitabilmente.

Quello che non dicono è che anche quando sarai convinta che la cosa giusta sia quella di insegnargli a volare in alto, di camminare con le sue gambe, di crescere indipendente, ci sarà sempre una parte di te che vorrà trattenerlo per sé, bambino tra le tue braccia. Vorresti che i suoi piedini restassero tozzi e morbidi, i suoi denti piccini e perfetti, che la sua manina stringesse il tuo dito, certo che proprio quella è l’ancora perfetta, proprio come faceva quand’era neonato.

Vorresti preservarlo. Vorresti che il dolore, la tristezza, la paura, i lutti, le catastrofi tutte restassero chiuse fuori dalla sua vita per sempre.

Vorresti restare madre come lo sei ora.

Per non perdere quell’amore sconfinato al quale un figlio ci ha abituate.

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