Il dramma dei neonati intersex, uccisi per ignoranza

In Sud Africa i neonati intersex vengono uccisi alla nascita, perché visti come una maledizione sulla famiglia e sulla comunità nel suo complesso. È difficile stabilire la portata di questa abominevole pratica perché gli omicidi dei bebè restano avvolti nel segreto: alle madri viene detto che il figlio è nato morto e le comunità tendono a chiudere un occhio, non segnalando gli infanticidi alla polizia. Sebbene non vi siano ricerche sull’argomento, diversi attivisti stanno cercando di portare alla luce le gravi violazioni dei diritti umani che continuano a perpetuarsi contro le persone intersessuali, colpevoli di essere venute al mondo con cromosomi sessuali, genitali e/o caratteri sessuali secondari non esclusivamente maschili o femminili.

Nel 2015 Tunchi Theriso, un attivista per i diritti intersex, ha effettuato una serie di interviste a guaritori, levatrici e madri di bambini intersessuali che sono stati uccisi. Il suo lavoro faceva parte di un progetto di ricerca informale sull’infanticidio intersessuale e il neonaticidio. “In alcune culture c’è la credenza che i bambini intersex siano un cattivo presagio. Sono considerati un segno di stregoneria e una maledizione sulla famiglia“.

Nati liberi, uccisi per ignoranza

Amogelang, una guaritrice tradizionale che si stava formando per diventare infermiera professionale, si offrì volentieri di assistere al parto della sorella minore in una piccola abitazione nella provincia rurale del Nord Ovest. Speravano fosse un maschio perché volevano chiamarlo come il nonno, ma accadde qualcosa di imprevisto. Il bambino era in buona salute, ma a causa dei suoi genitali ambigui, le donne della famiglia decisero di ucciderlo. Con una veloce e impietosa torsione del collo fecero sparire il simbolo di “cattivo presagio” e lo seppellirono dicendo alla madre del bambino che era nato morto. Poppy Ngubeny, guaritore tradizionale e ricercatore indipendente di medicina africana, ha recentemente condotto una ricerca sull’infanticidio intersessuale. Le levatrici con cui ha parlato giustificano lo strangolamento di questi bambini definendolo un “atto d’amore” nei confronti della madre. Masechaba, intervistata da Theriso, ha dato alla luce due gemelli, uno dei quali era visibilmente intersessuale. Le fu detto che uno dei suoi bambini non era sopravvissuto al parto. Ma la donna, che non riusciva a rassegnarsi, riuscì a far ammettere all’ostetrica di aver convinto sua madre a torcere il collo al nipote perché il bambino non era normale.

Le iniziative per salvare i neonati intersex

Un’altra madre, Khutso, ha raccontato di aver perso la sua bambina intersessuale dopo averla lasciata alle cure di familiari e amici. “Lavoravo in una fattoria nel Capo Settentrionale e un giorno sono tornata a casa e mi hanno detto che mia figlia era annegata mentre faceva il bagno nel fiume. Mi hanno riferito che nessuno aveva potuto salvarla e che la polizia non era riuscita a trovare il suo corpo“, dice Khutso. “Ma ho scoperto che è stata uccisa dal figlio del capo villaggio. Le persone credono che il sangue fresco possa renderle ricche o che il capo possa usare il sangue per ricostruire la sua dignità. È stato molto doloroso per me e per il padre”, dice. “Noi la accettavamo per com’era.“.

Shaine Griqua, direttore di Legbo Northern Cape, un’organizzazione per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI), dal 2008 al 2010 ha condotto interviste con ostetriche e levatrici tradizionali in tutta la provincia. “Abbiamo intrapreso la ricerca dopo che un abitante in uno dei villaggi ci ha detto che sua madre, che era una levatrice, aveva confessato di sbarazzarsi dei bambini quando capiva che c’era qualcosa di diverso nei loro genitali. Sentiva che era sua responsabilità farlo perché quei bambini erano una punizione di Dio“.

Delle 90 levatrici intervistate, 88 hanno ammesso di averlo fatto. Griqua ha aggiunto che, da quando questa ricerca è stata condotta, molte cose sono cambiate a seguito delle iniziative educative intraprese da parte di organizzazioni non governative che lavorano per garantire maggiori diritti alle persone intersessuali. Ma, ammette, il ritmo di questo cambiamento è molto lento.

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