I figli si fanno in due…e poi?

I figli si fanno in due.

O meglio, i figli si concepiscono in due perché poi, beh, poi mamma e papà iniziano a marciare su due lunghezze d’onda diverse.

Sì, dai, è inutile negare quello che è, semplicemente, scritto nei nostri codici genetici. Le mamme, almeno nei primi anni, sono, un po’ per dovere un po’ per deformazione genetica, più presenti dei papà nella vita dei loro figli. E non parlo di padri che abbandonano la prole o di uomini degeneri. Parlo della massa. E dell’indole dell’uomo, in generale.

Per carità, la natura ci ha messo del suo dato che i nove mesi in cui coviamo i nostri figli sono solo “roba nostra” così come il parto e l’allattamento che, maschietti non me ne vogliate, ma con o senza di voi, sono azioni che noi abbiamo compiuto, compiamo e compiremo ugualmente. Bene.

Non metto in discussione il fatto che il supporto morale di compagni, mariti e amanti sia indispensabile (ve lo dice una che senza un Lui accanto che l’ha presa per mano, probabilmente, da questo percorso di maternità sarebbe scappata) ma le rogne più grosse sono, e restano delle madri.

Il corpo che cambia, che fa cambiare, di conseguenza, anche la testa e i pensieri; il terribile periodo post partum durante il quale sappiamo di essere indispensabili per quell’esserino ma, allo stesso tempo, avremmo noi tanto bisogno di qualcuno; le difficoltà di conciliare casa e lavoro.

Il lavoro. Per quale uomo il diventare padre incide particamente sul lavoro? L’uomo non ha un orario flessibile per legge perché non deve allattare, ma non ha nemmeno il preciso obbligo morale, almeno di porsi il problema, di pensare se è giusto o meno lavorare come prima. E quando lavorare è una necessità, e questa domanda non ce la si può nemmeno porre, è sempre la madre che sa che deve, più del suo uomo, cercare di sottrarre meno tempo possibile ai figli. Almeno nei primi anni di vita, ripeto.

E poi, diciamoci la verità, per quanto s’impegnino, non saranno mai veloci/organizzati/pratici/pronti alla soluzione/preparati al peggio quanto lo è una mamma. 

Però ho capito che possono essere pieni (ma proprio pieni eh…) di buona volontà. E che spesso la colpa delle loro piccole (o grandi) mancanze è da imputarsi alle nostre nevrosi e alla nostra poca pazienza di spiegare cosa va, o cosa non va, fatto.

Ho capito che imparano, non troppo in fretta, ma imparano. E sanno essere di grande aiuto.

Soprattutto quando impariamo a prenderli per quello che sono: uomini.

 

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6 commenti

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  1. Io mi sto accorgendo sempre di più che i ruoli ci sono, è vero, ma molto spesso siamo noi mamme a crearli… vestitini, pappa, nanna… anche i papà sono perfettamente in grado di portare a termine ogni “missione”. Il fatto è che lo fanno in maniera diversa da noi. Non sono precisi, sono più lenti, sono più incasinati…noi ci spazientiamo e alla fine preferiamo prendere in mano la situazione. Secondo me, mamma e papà, a parte le questioni fisiologiche (parto e allattamento), dovrebbero essere interscambiabili. Certo, in generale, i papà farebbero bene a darsi una mossa, ma noi mamme dovremmo anche chiudere un occhio… in fondo, che importa se, per qualche volta i nostri bimbi si ritrovano con due calzini di colore diverso, capelli spettinati o addormentati a testa in giù…magari potrà essere un modo per imparare prima a diventare indipendenti e più organizzati del loro babbo!

  2. I bambini vanno a momenti. Per addormentarlo a volte vuole solo mamma, altre o papà o morte. Per le faccende ci si viene incontro. Non ti piace mettere a posto i vestiti? Bene, tieni la chiave del secchio dei pannolini. A volte dobbiamo far noi un passo indietro se no loro non hanno spazio per venire avanti.

  3. sì però, e non mi spiego il perché, per quanto Lui sia spesso più bravo di me nelle “cose di casa” ci sono faccende che riguardano il figlio che ricadono, senza se e senza ma, su di me. La sistemazione dei suoi vestitini, ad esempio, il rito dell’addormentamento, la preparazione della pappa.

    Faccio il mea culpa sul fatto che io, sì, mi faccio poco aiutare ma i ruoli ci sono. Inevitabilmente.

  4. Questa volta non ti do ragione. Noi mamme siamo essenziali i primi mesi non i primi anni, e sinceramente siamo anche meno indispensabili del previsto. La chiave di tutto è quello che dici alla fine. Loro sono loro e noi siamo noi. Io e mio marito abbiamo approcci e modi completamente diversi ma questo non significa che il mio sia giusto e il suo sbagliato o viceversa.
    Lui si è sempre occupato molto del pupo. Lo prepara e porta a scuola lui tutti i giorni; li ho lasciati soli più volte per lavoro e se la son cavata alla grande, nonostante dovesse lavorare. S’è adattato. Così come il primo anno di nido abbiamo fatto un po’ per uno a stare a casa quando stava male, perchè è vero che io avevo i permessi ma mi chiamavano anche 20 volte al giorno manco fossi il presidente!
    I figli si fanno in due e si crescono in almeno due (che poi c’è la storia che serva un intero villaggio!)