Foibe: “Quando chiesi al mio papà di restare con noi”

In occasione della commemorazione delle vittime del massacro delle foibe, che ebbe luogo nel corso della Seconda Guerra mondiale, Nicolò Molea, oggi settantacinquenne, ricorda commosso la morte del proprio padre che, ai tempi, era un giovane ufficiale della Finanza di Trieste. Il giorno della memoria è il 10 febbraio, ovvero la data in cui furono ratificati i trattati di pace del 1947.

Un giorno di maggio del 1945

Siamo nel maggio del 1945 e già da tempo in città era nell’aria la possibilità che si verificasse una rappresaglia a danno degli italiani, accusati dalle truppe slave di essere legati al fascismo. Malgrado la percezione del pericolo e le implorazioni del piccolo Nicolò (all’epoca aveva appena 4 anni) e della moglie di non recarsi in caserma, l’uomo non si lasciò convincere.

Quello fu l’ultimo giorno che Nicolò vide suo padre.

In seguito venne a sapere che fu consegnato da un suo stesso superiore nelle mani delle truppe di Tito che lo fecero prigioniero e lo condannarono a morte.

L’aspetto più drammatico di questo evento è che la speranza dei suoi familiari sopravvisse alla sua fine, determinando, negli anni, una serie di “illusioni” disattese puntualmente dalla dura realtà. 

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