Il dramma dei bambini fantasma

L’Italia, il belpaese decantato in tutto il mondo per le sue bellezze, nasconde in sé un dramma di cui non si parla mai: quello dei bambini fantasma. Di cosa si tratta? Di neonati che per lo Stato letteralmente… non esistono, perché non hanno un nome.

Com’è possibile un fenomeno del genere?

Guardiamo alla realtà di oggi: nel nostro Paese vivono una buona quantità di stranieri, molti regolari e altri che invece non godono del permesso di soggiorno. Come si comporta la legge con i figli di questi ultimi? Ovviamente, possono ricevere assistenza sanitaria e frequentare la scuola anche senza il permesso di soggiorno, ma se nascono in Italia non possono essere registrati.

Questo capita dal 2009, in seguito a un emendamento della legge 94 introdotto nell’ambito di riforme riguardanti la sicurezza. In base all’emendamento, a partire dal 2009 non è più stato possibile eseguire atti di stato civile senza il permesso di soggiorno, ciò per evitare il fenomeno dei matrimoni combinati ai fini di ottenere la cittadinanza. Ma la legge, in questo caso, ha avuto delle gravi ricadute sui bambini poiché da allora i neogenitori sprovvisti di permesso di soggiorno non possono registrare i propri figli all’anagrafe.

Come si può facilmente intuire, ciò rappresenta un grosso problema, perché è come se questi bambini non fossero mai nati, come se non fossero figli dei propri genitori. A oggi non si riesce a quantificare quanti siano i bambini in questa situazione, ma di certo sono tantissimi.

Ecco perché vengono chiamati bambini fantasma: perché per la legge non esistono, non possiedono un certificato di nascita, non hanno diritto a tutelarsi ma possono subire ingiustizie senza poter far valere alcun diritto.

C’è da dire che non tutti stanno a guardare: dal 2011 la Convention of the Rights of the Child chiede che venga approvata una riforma che conceda a tutti i bambini nati in Italia  il diritto di essere registrati, al di là della situazione dei propri genitori.

Attualmente sono due le proposte in attesa di essere sottoposte al Parlamento, ma la soluzione al problema sembra tutt’altro che immediata.

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