Il (mio) canto di Natale

Io non ho nulla contro il Natale, anzi. A me il Natale piace moltissimo, mi piacciono gli abbracci, gli auguri, le luci, il freddo fuori e noi al caldo dentro, insieme. Ecco, su tutto, mi piace l’idea dello stare insieme, di rivedersi, di incontrarsi, di passare del tempo insieme per il semplice gusto di farlo. Mangiando, bevendo, ridendo. Mi piacciono le carte da regalo, le idee che nascono intorno ai regali, il tempo passato a pensare a come far felice con un regalo chi si ama. E poi, mi piace scartarli i regali.

Fatta questa doverosa premessa, vi dico che quest’anno mi sta prendendo un sottilissimo, leggerissimo, retro panico da Natale. Che poi non è il Natale in sé che mi preoccupa ma il Natale declinato nelle mille sfaccettature pranzo dai suoceri, cena dai miei (con 200 chilometri di distanza fra un pasto e l’altro), colazione dai nonni e merenda dagli zii tutti insieme. Perché il pupo non lo vediamo mai e che fai, te lo tieni per te? E poi ho un regalo da dargli. Voglio vedere proprio quant’è cresciuto/a chi assomiglia. Parla? Cammina? Canta? Il tutto condito da primo/secondo/contorno/dolce/caffé/ammazzacaffé ripetuto ad ogni pasto e intervallato da Pandoro/Panettone/torrone almeno ogni tre ore, così tanto per tenere allenato il metabolismo.

E ancora, il Nano che si eccita, ritmi sballati, nessun pisolino pomeridiano, troppi giochi, smanie di onnipotenza pianti e capricci (questo in realtà lo ipotizzo soltanto perché lo scorso anno era troppo piccolo per rendersi conto di quello che gli stava capitando intorno, ma lo ipotizzo con un certo grado di sicurezza). In pratica un tour de force che mi fa pensare, quasi quasi, all’idea di prenotare una vacanza per tre, da soli, dal 23 al 30 dicembre. Se ci penso mi sento già stressata e mi iniziano a cadere pure i capelli e quindi cerco di non pensarci proprio. Cerco di ripetermi che, in fondo in fondo, tutto questo un po’ piace anche a me e che non è vero che il Natale è una festa solo per i più piccoli. Che il Natale ha senso se riscopriamo quella meraviglia di quando anche noi eravamo piccoli, quella spensieratezza, quella grande emozione. E che, quando saremo tutti insieme, a cena, lo stress di colpo passerà.

Di certo, poi, ritornerà il giorno dopo, appena pranzo, quando invece di buttarmi sul divano a pelle di leone fino alle sei, come facevo ogni anno, sarò costretta a fare il tour di tutto il parentado.

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