T’immagini un bambino, un ragazzo, un uomo…

T‘immagini un bambino di due anni che corre spedito, boccoli lunghi e biondastri. Ancora non parla ma si fa capire. Testardo come la mamma, sornione come il papà, riesce sempre ad ottenere quello che vuole.

T’immagini un bambino di quattro anni, un ometto, con lui, ormai, può fare di tutto e portarlo dove vuoi. Curioso di una curiosità che solo i bambini sanno avere ti fa scoprire il mondo daccapo, con occhi freschi e pungenti allo stesso tempo.

T’immagini un bambino di sei anni, che impara a leggere e a scrivere, che va a scuola e impara, impara senza smettere un attimo di farlo. Anche lui come tutta la famiglia odia la matematica però, sì, è uno scrittore nato.

T’immagini un bambino di otto anni che fa ragionamenti da “grande”. Gioca con gli amici che si è scelto, fa sport e quando passa il tempo con te, lo fa perché ne ha voglia. Nel resto del tempo ti snobba.

T’immagini un bambino di undici anni che va alle “medie”. Ci scherzi e scopri in lui un’ironia e un sarcasmo che tanto ti sono familiari. A lui piace stare in compagnia, parlare, intrattenere, sperimentare e se sta fermo troppo a lungo lui si annoia.

T’immagini un ragazzo di quindici anni. Lui ha le sue cose, è schivo al punto giusto, chiacchiera poco e condivide con te, che sei la sua mamma, ancora meno. Però capisci che dietro quella facciata un po’ austera c’è un cuore grande e buono, proprio come speravi.

T’immagini un ragazzo di sedici anni, le prime sbronze, qualche casino, la consapevolezza che sta diventando grande e che solo sbagliando potrà farlo al meglio. L’angoscia di una madre, di aver sbagliato, di non saper cosa fare, di sentirsi (ancora una volta) inadeguata.

T’immagini un ragazzo di vent’anni che ama la musica, il cinema e i libri. Che ama divertirsi e sperimentare. Che pensa di sapere la verità su tutto e tutti ma che, tu lo sai, deve capire ancora tanto e speri che lo faccia utilizzando gli strumenti che tu gli hai offerto.

T’immagini un ragazzo di ventidue anni. L’Università, la vita fuori casa, le telefonate sporadiche, i ritorni a casa rari ma pieni d’amore (a modo suo), un futuro che si sta concretizzando.

T’immagini un uomo a trent’anni. Coraggioso, onesto e leale. Una carriera davanti, da percorrere con la schiena dritta e la testa alta. Tanta fierezza che non s’era mai vista prima.

T’immagini un uomo a trentasei anni che diventa padre. Gli occhi che si riempiono d’amore e che cerca te, sua madre, per chiudere questo cerchio.

 

M’immagino. E se non sarà così, sarà comunque bello.

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3 commenti

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  1. Mi ha fatto venire i brividi! Ma che penna che hai: sciolta, sincera, leale. Forse, e dico forse, hai preso spunto da If (se) di Kipling nella sua lettera al figlio ma questa tua la preferisco perché sei la mia Lucrezia!

  2. mentre leggevo pensavo al mio piccolino di soli 3 mesi…e mi sono venute le lacrime agli occhi…i primi mesi sembrano non passare mai, ma superato lo scoglio iniziale penso sarà un attimo…e forse (ma solo forse e molto in là) rimpiangeremo questi momenti…