La crisi e i bambini: quale futuro per loro, ma anche per noi tutti?

Da quando è arrivata, non ci ha ancora lasciato: si è insinuata nella nostra vita quotidiana, nei nostri discorsi e soprattutto nelle nostre abitudini, rivoluzionando non solo i nostri consumi, ma anche le necessità e priorità.

Un lungo periodo di crisi

Prima la crisi economica, nel 2007/2008, che ha segnato uno spartiacque non solo nella routine, ma anche nella mentalità di noi tutti: trend consumistici e alti budget sono stati accantonati e abbiamo dovuto reinventarci un ménage familiare alla luce della spending review casalinga.

Nel mentre molte di noi sono diventate mamme e molte altre hanno portato i loro figli all’adolescenza: tutte accomunate da un’oculatezza e una maggior parsimonia non solo sugli extra, ma anche e soprattutto sulle spese importanti.

Poi nel 2020 è arrivata la crisi sanitaria globale per colpa della pandemia : una situazione che ha visto famiglie perdere il lavoro, aziende chiuse, lutti in famiglia.

Poi è arrivata la guerra in Ucraina : prima la catena di solidarietà con il popolo ucraino ci ha smosso le coscienze, poi la conseguente crisi energetica ha di nuovo messo l’economia in ginocchio. Ma come fanno in questo contesto le famiglie meno fortunate a barcamenarsi ?

I rapporti delle associazioni per i diritti dell’infanzia

Per capire come e dove si abbattuta la scure dei tagli nelle famiglie italiane e, quindi, sui nostri figli, Save The Children ha presentato l’Atlante dell’infanzia (a rischio) – L’#Italia SottoSopra.

I dati che emergono dal rapporto sono allarmanti: le famiglie con figli a carico sono quelle che hanno dovuto fare i conti più duri con la crisi. Il dato più evidente è stata la riduzione dei consumi che, rispetto alle altre tipologie di nuclei familiari, è stata quantitativamente maggiore con circa un taglio da 138€ al mese e soprattutto qualitativamente: tempo libero, cultura, giochi, salute, abbigliamento sono stati i settori che hanno visto la cinghia familiare stringersi sempre di più.

Se, inoltre, consideriamo che l’Italia si è collocata ultima in un’indagine dell’Ocse sulla qualità del sistema scolastico, oggetto di perenni tagli dei finanziamenti dai governi di qualunque colore e schieramento degli ultimi decenni, viene lecito domandarsi su quale futuro potremo contare se ai nostri figli non vengono date le giuste basi per lo sviluppo dei loro talenti e delle loro possibilità.

Ragionamenti lungimiranti che, nel breve periodo, lasciano spazio a domande più urgenti e interrogativi sul presente dei tantissimi bambini che, a causa delle difficoltà economiche della famiglia, si vedono sfrattati dal loro nido domestico e – con un po’ di fortuna – accolti da parenti, ma altre volte divisi da genitori indigenti e ospitati presso strutture temporanee per l’infanzia.

Viene quindi logico chiedersi se questa crisi che ha travolto le nostre vite e stravolto le nostre mentalità, non sia anche il punto di partenza per una nuova stagione, per un cambio di rotta che – una volta tanto – accantoni soldi e bilanci, quale primo e unico punto di partenza e arrivo di ogni discussione, per lasciar spazio a investimenti su quello che sarà non solo il domani dei nostri figli, ma di tutta la società.

I bambini di oggi sono un seme e vorremmo che domani divenissero degli aridi e insecchiti arbusti o rigogliose piante, ricolme di frutti e fiori?

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