Le facce buffe di mio figlio

Le facce buffe di mio figlio sono uno dei motivi per i quali sorrido e per cui, quando lo faccio, sono felice. D’altro canto le sue facce buffe sono quanto di più tenero e divertente sia mai stato inventato. Le facce buffe di mio figlio sono il principale motivo per cui non riesco ad arrabbiarmi come dovrei. O meglio, le facce buffe di mio figlio sono il motivo per cui non riesco a rimanere arrabbiata con lui abbastanza a lungo. Insieme al fatto che, solitamente, dopo averlo sgridato lui mi si avvicina e inizia a mandarmi baci come se non ci fosse un domani.

Le facce buffe di mio figlio sono boccate d’ossigeno in giornate troppo stressanti. Sono carezze per lo spirito e cazzotti per la tristezza. Sono, nonostante tutto, risate. Un antidoto per i cattivi pensieri, che poi tornano, eh, un attimo dopo ma per un momento almeno sono stati spazzati via da quelle faccette più espressive di un teatrante. Sono pace e gioia, spensieratezza e allegria.

Le facce buffe di mio figlio sono stanchezza portata via e voglio da fare ritrovata. In alternativa, semplicemente, motore per fare tutto quello che ogni giorno devo. Sono la carica e la molla. Il buongiono e la buonanotte. L’affanno e l’aria nuova.

Le facce buffe di mio figlio sono quelle che lui fa per spaventare i passanti, o la cameriera al bar. Sono quelle per imitare il leone, la tigre, il coccodrillo e il pinguino. Sono lo stupore ogni volta ci nascondiamo e il babbo ci trova. Sono il suo apprezzamento per la pasta buona o i biscotti a colazione. L’estasi prima di addormentarsi mentre gli gratto la schiena. La contentezza di quando vede la nonna su Skype o uno zio dopo un po’ di tempo. Sono la meraviglia, la felicità e la disperazione. La fame, il sonno, lui che balla.

Le facce buffe di mio figlio sono un regalo che non sempre apprezzo. Qualcosa del quale spesso nemmeno mi accorgo. Una birra ghiacciata che scelgo di non assaporare, un regalo che lascio lì, ancora incartato. Un abbraccio che respingo, una coccola alla quale dico: “Più tardi” e della quale, poi, mi dimentico. Un’opportunità che a volte nemmeno vedo. Una mano sicura che ti guida, ma che io decido di non afferrare.

Le facce buffe di mio figlio sono i tasselli del puzzle (della mia vita) che vanno al loro posto.

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