Di mamme e pannolini: quella vera, lunga storia d’amore!

Lavabile o usa e getta, costoso o economico, di marca o sconosciuto, i pannolini sono quell’oggetto che entra in casa con l’arrivo di un figlio e se ne va solo anni dopo, come uno di quegli ex che non vuole mollare la presa.

Magari avete nipoti o lavorate con i bambini, e allora siete già maestre nell’arte del cambio: o magari (come è capitato a me) la prima volta siete talmente agitate che glielo mettete al contrario, sotto l’occhio sconsolato dell’ostetrica.  Ma quella con il pannolino è una storia vera e propria, che va più o meno così.

L’approccio

Lui ti guarda.

Tu lo guardi.

Il 90% delle volte avete sbagliato misura, e il figlio neonato si ritroverà con un pannolino ascellare che sembrerà Fantozzi versione mignon. Prima cercate di capire quale è il davanti e il dietro, evitate il maledetto cordone ombelicale e intanto c’è l’ostetrica (sempre quella sconsolata) che vi fulmina se tirate fuori le salviettine: perché lo dovete lavare sotto l’acqua!!! E ogni volta che c’è un cambio da fare si muore d’ansia: oddio c’è poco meconio, mammamia c’è una macchia rossa di sangue, accidenti fa poca pipì non ho latte…e sempre co’ sto cavolo di pannolino messo al contrario.

Il pentimento

Anche se prima di avere figli dell’ecologia ve ne fregava come di sapere se Belen e Stefano stanno ancora insieme (e facevate male) alla nascita di un figlio, iniziate a pensare che il mondo è brutto e va migliorato. E quindi perché non provare i pannolini lavabili?

E così vi comprate tutto il set, vi sentite una specie di Madre Teresa di Calcutta dell’Ambiente e iniziate a dire: domani glieli metto!! E lo ripetete fino a quando un giorno scoprite  che sono diventati troppo piccoli: e amen. (Onore al merito di chi ce l’ha fatta!).

Il tradimento

Nessuno resta mai con lo stesso pannolino. È la regola delle storie con i pannolini. Passerete anni a cambiare marca, alla ricerca di quello che non fa strabordare (e povere voi capirete di persona la storia della pupù liquida), di quello che non dà allergie, di quello che ha il prezzo migliore. Perché ci sono certi pannolini che costano così tanto, che ad usare invece le magliette di Dolce & Gabbana si risparmierebbe qualcosa.

La routine

Dopo il primo mese, potreste tranquillamente iscrivervi alle Olimpiadi dei pannolini, se ce ne fossero. Lo cambiate con una mano sola, ad una tale velocità che se vi vede Montezemolo vi chiama a fare i Pit Stop della Ferrari.

La fine della Storia

Ma certi amori alla fine spariscono, giusto? Arrivati ad una certa età i figli crescono, si va verso l’autonomia, et voilà, basta pannolino.

Lui resta un po’ come una coperta di Linus, che uno in borsa, per sicurezza, continuiamo a portarlo fino a quando non è davvero troppo piccolo, e non lo mettiamo via (buttarlo mai, che scherzi, con quello che costano) come un pezzo di quella zattera, ormai inutilizzabile, che ci ha fatto traghettare il figlio da neonato a bambino. E che però dispiace un po’ mollare.

E nonostante tutto, quando si va a fare la spesa, un occhio lo si butta sempre: tante le volte fossero in offerta quelli che usiamo noi. Poi ci ricordiamo che non servono più, si fa un sorriso e si passa avanti.

Perché è la vita, no?

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