Maternità facoltativa a ore: come funziona?

Aspettare un bambino, per una donna che ha un impiego, significa iniziare a pensare all’astensione dal lavoro, nei modi più adatti al suo stato.

Ma quali sono le possibilità?

Maternità a rischio

Innanzitutto c’è da distinguere in base alla tipologia i lavoro. Se infatti si tratta di lavori a rischio, è necessario interrompere immediatamente l’impegno e optare per la cosiddetta “maternità a rischio”, da richiedere con certificato del medico. La stessa cosa vale se le vostre condizioni di salute non sono ottimali, e quindi magari ci sono state minacce di aborto.

Maternità obbligatoria

La seconda opzione, la maternità classica, permette di continuare il lavoro fino al settimo mese o ottavo mese di gravidanza: poi si accede ai 5 mesi di “maternità obbligatoria” che possono essere 3 prima e due dopo il parto o viceversa.

Maternità facoltativa

In questi mesi la donna non DEVE lavorare, e l’azienda non può obbligarla a farlo. E una volta terminati i 5 mesi, che succede? Si ha diritto alla maternità facoltativa che può anch’essa essere di due differenti tipologie: ovvero a giorni e ad ore.

Si tratta di una nuova normativa che permette di optare per un numero di ore giornaliere che sono al massimo la metà delle ore di lavoro giornaliere che si dovrebbe fare. È necessario accordarsi con il datore di lavoro e poi fare domanda all’Inps.

In soldoni, potrebbero dirvi di no, non si tratta di un diritto come la maternità obbligatoria.

In pratica alla fine si ottiene una sorta di part time, che per alcune può rappresentare la quadratura del cerchio nel rapporto tra lavoro e figlio piccolo.

Infine, se siete lavoratrici autonome potete fare richiesta di maternità facoltativa fino ad un massimo di 6 mesi (prima erano 3) e ve li potete giocare fino a quando vostro figlio non ha compiuto 3 anni, oppure fino al terzo anno dopo la sua adozione.

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