Mutismo selettivo, come riconoscerlo e come agire

Spesso capita che, durante una certa fase dell’infanzia, dei bambini si mostrino timidi. Spesso questo atteggiamento si risolve in modo spontaneo nel giro di poco tempo, ma quando questo non accade si va oltre la semplice timidezza.

Alcuni bambini, infatti, possono presentare un disturbo che, a dire il vero, è abbastanza raro: il mutismo selettivo, vediamo di cosa si tratta, come riconoscerlo e cosa si può fare per superarli.

Cos’è il mutismo selettivo

Il mutismo selettivo è un disturbo di carattere ansioso che impedisce al bambino di verbalizzare pensieri ed emozioni in determinati contesti. Quindi mentre a scuola il bambino si chiude e non parla, a casa ha un comportamento del tutto normale, ecco perché molto spesso questo disturbo viene diagnosticato oltre i 5 anni d’età.

Il mutismo selettivo però compare molto presto, generalmente tra uno e tre anni d’età. Il problema è che in tale epoca può facilmente essere confuso con un semplice atteggiamento di timidezza, per cui i sintomi vengono trascurati fino a quando il bambino non comincia la scuola materna e ci si rende conto che, invece di dissolversi, il disturbo persiste.

Quali sono i sintomi del disturbo

Riconoscere il mutismo selettivo non è facilissimo. Come detto, questo può essere confuso con un atteggiamento di semplice timidezza. A far squillare un campanello d’allarme però è il fatto che questo atteggiamento persista troppo a lungo.

Altro sintomo da tenere in considerazione è se il bambino non verbalizza solo in determinati contesti, mentre in casa o negli ambienti in cui si sente a suo agio si comporta con disinvoltura. Il disturbo va preso in considerazione se non vi sono altre problematiche come un ritardo cognitivo, autismo o schizofrenia.

Cosa fare

Prima di dire cosa fare diciamo cosa non fare con un bambino affetto da mutismo selettivo, e cioè far sentire il colpa il bambino, emarginarlo o peggio, rimproverarlo. Ogni bambino, come per altre cose, è un mondo a sé, quindi non si può generalizzare. Non forzare in nessun caso il bambino a parlare.

Vi sono diverse strategie che possono essere applicate da parte di professionisti come la logoterapia, trattamenti psicoanalitici, psicoterapia familiare. Di grande aiuto, invece, al di là delle terapie comportamentali e farmacologiche è il sentirsi accettato da parte dei genitori e dell’insegnante.

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