Nasce una nuova app per combattere il cyberbullismo

Il cyberbullismo è un problema sempre più scottante in una società dove la maggior parte dei giovani, e anche molti giovanissimi, utilizzano quotidianamente internet e i social network.

Alcuni ricercatori dell’Università del Colorado Boulder hanno però realizzato un nuovo algoritmo per riconoscere gli insulti e una app per avvisare i genitori dei ragazzi bullizzati.

La app che riferisce i casi di cyberbullismo

La rivista specializzata CU Boulder’sCyberSafety Research Center ha da poco pubblicato la relazione di alcuni studiosi universitari, autori un nuovo algoritmo in grado di riconoscere insulti e attacchi personali scansionando i post sui social network.

Le segnalazioni vengono quindi inviate agli amministratori di sistema o ai genitori del ragazzo vittima di cyberbullismo. Padri e madri potranno infatti utilizzare la nuova app, BullyAlert, per ricevere informazioni quando il proprio figlio viene insultato o è vittima di attacchi personali sui suoi profili social.

Il sistema, di fatto, analizza tutti i post che compaiono sulla pagina personale di un utente.  Questi vengono valutati in base a diversi criteri e ordinandoli per pericolosità. Nei casi che richiedono maggiore attenzione scatta quindi l’avviso ai genitori.

Il cyberbullismo e il controllo dei social network da parte dei genitori

I genitori, come hanno riconosciuto anche gli autori dello studio, spesso hanno pochissimi mezzi di controllo su quello che loro figlio fa online.

Giovani e giovanissimi passano sempre più tempo online, soprattutto sui social network. Li usano anche per relazionarsi con gi amici e fare nuove conoscenze. Questa parte, sempre più importante, della vita dei figli sfugge quasi completamente al controllo dei genitori. Le soluzioni sono solo due: riporre fiducia nel loro ragazzo o vietargli l’uso dei social network.

BullyAlert pone un freno significativo a questa tendenza, permettendo almeno di sapere se nostro figlio è vittima di bullismo online. Spesso i ragazzi, per paura o per vergogna, non denunciano le vessazioni che subiscono, lasciando sommerso il fenomeno anche in casi molto gravi.

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