Pasolini e la madre Susanna: storia di un amore autentico

In occasione di questo Natale, senz’altro evocativo dell’amore tra Maria e il bambino Gesù, vogliamo ricordare il rapporto esclusivo che legava il poeta Pierpaolo Pasolini  (1922 – 1975) alla madre Susanna Colussi (1891 – 1981). Impossibile non commuoversi leggendo i versi della struggente poesia “Supplica a mia madre” (1962), nella quale l’autore la prega di non morire, di rimanere con lui per sempre. I due possono pertanto, a nostro avviso, assurgere a simbolo universale di un amore autentico, sincero ed eterno.    

Madri: un rifugio materno da ogni paura

Il sentimento filiale di Pasolini per sua madre Susanna, da sempre molto intenso, rappresenta per il poeta un caposaldo della propria esistenza: la figura materna, in altri termini, viene vista come un rifugio accogliente e sicuro dove trovare riparo quando la vita all’esterno diviene troppo complicata e difficilmente gestibile.  Supplica a mia madre, che fu inserita nella prima edizione del libro “Poesia in forma di rosa”, rappresenta la celebrazione definitiva da parte del poeta del suo legame speciale con la madre, vista, tra l’altro, come l’unico essere vivente in grado di conoscerlo nel profondo («Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore».)

L’amore materno e l’omosessualità di Pasolini

C’è addirittura chi ha voluto leggere nell’amore totalizzante provato da Pasolini nei confronti della madre la causa della sua omosessualità, in quanto il poeta non sarebbe mai stato in grado di provare il medesimo sentimento per un’altra donna («È dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia»).

La Colussi interpreta Maria nel film “Il Vangelo secondo Matteo”

Nel lungometraggio “Il Vangelo secondo Matteo”, girato da Pasolini nel 1962, d’altra parte, il regista affida proprio alla madre Susanna il ruolo di Maria di Nazareth, volendo, probabilmente, oltre che omaggiarla pubblicamente, identificare ogni singola madre con la Madonna, che può essere considerata, a buon diritto, simbolo indiscusso della sacralità dell’amore materno

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