Perché dovremmo stare alla larga dall’olio di palma

L’olio di palma è al centro di una polemica che si protrae ormai da tempo, nella quale abbiamo sentito due campane: da una parte i nemici assoluti dell’olio di palma, coloro che lo additano come potenzialmente cancerogeno e comunque pericoloso per la salute, e dall’altra coloro che invece ridimensionano il problema, indicando la “soluzione” nell’olio di palma sostenibile.

Non è però solo la salute a preoccupare chi si schiera contro l’olio di palma: purtroppo, infatti, la sua produzione sta facendo sì che intere foreste vadano distrutte, e con loro l’habitat di alcune specie animali che adesso rischiano l’estinzione.

Oggi, per fortuna, i consumatori sono sempre più consapevoli di ciò che mettono nel carrello della spesa e riescono a capire per quali alimenti optare e quali invece consumare di meno o addirittura eliminare. Tenersi alla larga dall’olio di palma però non è facile, dato che questo ingrediente è diffuso in maniera capillare nell’industria alimentare. Biscotti, merendine, creme spalmabili e tutta una serie di prodotti che troviamo sugli scaffali dei supermercati lo contengono, anche quelli per bambini. E se molti brand hanno raccolto l’invito a eliminare l’olio di palma dalle loro ricette, c’è ancora molto  da fare.

Se fino a ora la cancerogenicità dell’olio di palma era rimasta in forse, la conferma è appena arrivata da un dossier dell’Efsa (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare). A determinarne la pericolosità, secondo il documento, sarebbero alcune sostanze in particolare: glicidil esteri degli acidi grassi (Ge), 3-monocloropropandiolo (3-Mcpd) e 2-monocloropropandiolo (2-Mcpd). Queste sostanze, già contenute in alte concentrazioni nell’olio di palma, aumentano di quantità durante le lavorazioni alimentari: per esempio, si formano quando gli oli vegetali vengono raffinati a una temperatura di circa 200 gradi.

Olio di palma e tumore: esiste una correlazione?

Secondo il rapporto dell’Efsa non esiste un legame certo e dimostrato tra l’assunzione di queste sostanze e l’insorgenza del cancro, ma il fattore di rischio è dato da una forte e ripetuta esposizione a questi componenti.

Il pericolo è più serio, invece, per i bambini: pare che questi ultimi corrano un rischio fino a dieci volte più alto rispetto a un adulto. Perché succede questo? Perché il corpicino dei bambini non riesce a espellere le sostanze tossiche nelle stesse quantità in cui ci riesce l’organismo di un adulto.

La dose giornaliera tollerabile per i bambini indicata nel dossier, per quanto riguarda 3-Mcdp, è di 0.8 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno, mentre l’assunzione di quantità più elevate più davvero costituire un rischio.

Come dicevamo, trovare prodotti che non contengano olio di palma non è semplice, ma leggere le etichette può darci un grosso aiuto. Soffermiamoci quindi un po’ di più, la prossima volta che facciamo la spesa, sulla scelta di articoli che, se non proprio privi di questo componente, non lo indichino tra i primissimi ingredienti.

Prestiamo attenzione a cosa acquistiamo: ne va della nostra salute e di quella dei nostri bambini.

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