Quando non avevo figli ero una madre perfetta

C’era una cosa che sapevo prima di essere madre, della quale ero fortemente e fermamente convinta.

Sapevo che sarei stata una madre modello, presente, abnegata, in poche parole perfetta. Che avrei saputo cosa fare e come farlo bene, che senza troppi problemi avrei trovato la soluzione ad ogni problema, ammesso che di problemi ne avessi mai avuti.

Con convinzione e in modo affatto democratico affermavo a me stessa che, nel caso remoto avessi avuto un figlio, sarei stata prima di tutto una madre, nemmeno lo contemplavo al fatto che avrei anche solo potuto continuare ad avere un mio sentire che non fosse quello di mamma di qualcuno. Ne ero convinta. Semplicemente non avevo mai valutato un modello diverso da questo, da quello esatto e perfetto che c’era nella mia testa.

Diciamoci la verità, ognuno di noi ce l’ha un proprio modello di maternità. Inconscio magari, nascosto nelle viscere, quasi atavico.

Io nemmeno ci pensavo che sarei mai potuta diventare madre eppure quel modello ce lo avevo abbarbicato da qualche parte ed era un modello composto da tutti quei pezzettini di umana imperfezione che i miei genitori hanno lasciato in giro. Ho capito infatti che la madre che siamo prima di avere un figlio è un modello legato a doppio filo a come sono stati, o non stati, i nostri genitori. Alle fragilità che, più dei punti di forza, ci hanno trasmesso. 

Senza fargliene una colpa, ma è così. Almeno secondo me.

È da queste fragilità che prende forma la nostra idea di madre, quella che coviamo dentro di noi, perlopiù ignare, e che bussa alla porta per presentare il conto al momento debito: quando madri lo siamo diventate davvero, non più in teoria. Si presenta quell’idea con la quale dobbiamo relazionarci ogni giorno, che ora dobbiamo mitigare, rendere realistica. Provandoci. 

Questo l’ho capito sperimentando, vivendo, perché quando non avevo figli ero semplicemente una madre perfetta.

Sapevo esattamente cos’era giusto e cosa sbagliato, cosa avrei fatto io se mi fossi trovata, da genitori, in una qualsiasi situazione, ma anche cos’era giusto e sbagliato per i figli degli altri. Era tutto così chiaro. Definito e definitivo, senza sfumature. Il bene e il male e io nel mezzo, consapevole come non mai.

Poi cos’è successo?

È successo che ho avuto un figlio e sono diventata madre. È successo che ho vissuto sulla mia pelle le qualsiasi situazioni che prima, da fuori, mi sembravano di così semplice gestione. È successo che ho iniziato a vedere tutta una serie di sfumature che prima non ero in grado di vedere. È successo che mi sono trovata stretta in una morsa di terrore perché non mi sentivo all’altezza della situazione, adeguata a crescere un figlio, ad insegnare la vita ad un altro essere umano.

È successo tutto questo e ho fatto un passo indietro.

Ho guardato dritte negli occhi le mie imperfezioni ed ho iniziato a provarci sapendo che, probabilmente, avrei sbagliato perché sbagliare, così come il dolore, fa parte del gioco e non possiamo esserne esentati, nemmeno se siamo madri, nemmeno se in ballo c’è l’amore più grande del mondo.

Un amore che sperimento ogni giorno non smettendo di provarci e non ad essere perfetta, ma ad essere mamma a modo mio, l’unico possibile.

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18 commenti

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    • Infatti…è quella che non sbaglia mai! È una sciocchezza ma io prima di sposarmi e di avere figli ero una di quelle che diceva “non comprerò ai miei figli la magliettina con il personaggio dei cartoni perché gli piace”…ora sono la prima che, quando posso, gliela prende!!

    • Io sono qui a correre ancora per i miei che hanno 31 e29 anni!! E se posso regali e regalini non glieli faccio mancare…però sono bravi e rispettosi e questo è un punto fermo che tutti i genitori dovrebbero far rispettare!!

  1. Sì ma che palle co sta storia che chi è madre è divina e chi non lo è non può aprire bocca come fosse una specie di menomazione. A volte dall esterno si vedono cose che però i genitori non vedono perché accecati dall amore per i figli. Come per esempio ineducazione e mancanza di regole.

    • Si certo concordo. Se si parla di bambini in età prescolare, o Cmq dai 2/3 anni certo. Ma se mi inizi a stressare sul come e quando e dove: allattare, farlo dormire, portarlo in giro, gestire le prime malattie (soprattutto con il 1 figlio)diatribe sul quanto farlo piangere perché deve piangere… Perdonami. Anche no. Io rispondo sempre, sicuramente quando ne avrai 1 ne riparleremo.

    • Gabriella cipriano ma lo stress di cui parli tu lo fanno soprattutto le mamme che già hanno avuto figli !! Non di certo chi non ne ha o non solo . Quindi è una generalizzazione che non accetto. Francesca Buonanno ti svelero’ che anche chi non ha figli può capire: si chiama empatia. Allora nessuno potrebbe parlare o capire nulla . Penso agli psicologi che non per forza devono aver sperimentato fisicamente una situazione per aiutare i pazienti a gestirla!

    • Magari invece lo vedono e lo sanno….ma a volte siamo un Po stanchi anche noi genitori di ripetere la stessa cosa ogni giorno e di assistere a bizze.. …di conseguenza….alcune volte noi genitori facciamo finta di nulla e ci rilassiamo 5 minuti !
      Questo è il mio pensiero!!!

    • Io penso,invece,una cosa parallela, che pochi sappiano cosa sognifichi avere rptture di palle su QUALSIASI cosa una madre faccia con il figlio…e questo indipendentemente dall’essere madre o meno,chi ha voglia di menarla.lo fa e basta e spesso anche con cattiveria!!!! Non credo agli errori lasciati fare ai figli,che si vedono ma nn si correggono per atanchezza,ma credo all’esistenza di mamme sopraffatte da idee assurde,messe addosso ai bambini come se dovessero essere loro per forza,ma guai a sgridarli perchè si traumatizzano, da li nasce il capriccio e l’errore!! Chiunque con un minimo di senso puo esprimersi anche senza figli….baata che sia con calma…cosa che nn hanno quelli con i figli!

    • No no Vanessa Muzi nel mio caso specifico a frantumare gli zebedei sono state proprio donne senza figli che dall’alto della loro inesperienza hanno giudicato e consigliato… Poi invece le mamme navigate hanno avuto solo poca empatia, ahimè. E bon sarò stata sfigata io. Sicuramente.