Gli scienziati? Sono donne, almeno per i bambini

Il pregiudizio nei confronti delle donne in carriera nasce spesso dalle imposizioni subliminali della nostra società. Se il bambino vede i generi sessuali senza particolari distinzioni, durante la crescita saranno proprio i pregiudizi a determinare le sue scelte, osservando una società che si dichiara paritaria ma che paritaria non lo è affatto, dimostrando quanto sia ancora alta la divisione dei ruoli a seconda dei generi.

Se nell’universo femminile è ancora alta la scontata considerazione della donna professionale nei ruoli di maestra, infermiera, segretaria, così come per quello maschile è tipico pensare a questo genere in ambiti politici o scientifici, nell’universo infantile tutto ciò non trova conferme e proprio i bambini sono i primi a smentire i pregiudizi.

Ciò nasce da un articolo pubblicato sulla rivista Child Development in seguito ad un’analisi profonda della società vista attraverso gli occhi dei bambini i quali, se solo sino a cinquant’anni fa disegnavano un’unica scienziata in mezzo a novantanove colleghi di sesso maschile, oggi hanno ribaltato il trend disegnando ben due scienziati maschi su tre in un rapporto mutato nei confronti delle donne protagoniste della scienza e della ricerca.

Se la società non mutasse questa innocente visione delle effettive peculiarità dell’universo femminile, forse oggi avremmo più politici, medici, responsabili ad alti livelli provenienti dal sesso femminile, purtroppo però i pregiudizi mutano anche la purezza e ciò dovrebbe portare tutti ad una riflessione.

Niente pregiudizi di sesso per i bambini

La rivista ha analizzato, attraverso le analisi specifiche di pedagogisti, ben 20.860 disegni effettuati da bambini sin dagli anni ’60. Lo studio ha visto la nascita di una partnership importante: oltre a Child Development sono stati infatti coinvolti Nature e Science e una vasta equipe di psicologi infantili coordinati dall’eminente professor David Miller della Northwestern University. Ciò ha evidenziato come sia mutata la presenza negli Stati Uniti della donna nei settori più importanti della ricerca, sia nelle iscrizioni e nel conseguimento di lauree universitarie in ambiti scientifici, sia nel successivo inserimento nei progetti accademici di ricerca e sviluppo di nuove teorie in ogni ambito.

Per richiamare il periodo dal quale è iniziato questo studio, nella frase del grande giornalista Tito Stagno possiamo ritrovare l’essenza di questa notizia: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”, con l’augurio che anche in Italia cadano presto i pregiudizi sessisti e sia dia il giusto spazio alla meritocrazia a donne e bambine anche in ambiti accademici.

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