Special needs, i bambini ombra senza famiglia

Toccare l’argomento “adozioni” è di per sè una questione complicata ed estremamente delicata perchè ci pone di fronte al lungo e doloroso travaglio che, minore in stato di adottabilità e famiglia che accoglie, devono vivere, sormontati da una marea di ostacoli burocratici. Ancor più difficile quando il protagonista è un piccolo della categoria “special needs”.

Special needs, questi sconosciuti

Il delicato iter burocratico delle adozioni nazionali ed internazionali, nel nostro paese rappresenta un percorso tortuoso spesso doloroso che porta allo stremo fisico e psicologico non solo della famiglia desiderosa di accogliere il bambino  ma soprattutto dello stesso bambino in questione, vittima silenziosa del processo.

La faccenda diventa ancora più complicata quando il bambino in oggetto fa parte della categoria “special needs”, ossia “bambino problematico con esigenze e bisogni speciali”. E’ proprio questa, la categoria più debole, la più lenta a lasciare le case famiglia quando si tratta di assegnare i bambini alle famiglie che si offrono di accogliere un minore, poichè oltre a tutto il pesante fardello comune a tutti i bimbi adottabili, questi hanno altre problematiche che spaziano da gravi patologie, fisiche o mentali, soffrono di disturbi della personalità e disagi psicologici, hanno problemi del comportamento o sono state vittime di gravi abusi, hanno più di dodici anni o sono più fratellini che non possono essere divisi ed entrano così a far parte delle “liste speciali” -special needs-, la lista nera che nessun genitore sceglierebbe per un “figlio” nuovo, sognato, immaginato, desiderato, se solo potesse sceglierlo in un catalogo qualitativo e che spesso rifiuta, in fase di disponibilità, per paura di “non farcela”, di non ricevere abbastanza sostegno in un cammino troppo difficile.

Il percorso verso l’adozione

In Italia sono circa 20.000 i ragazzi (neonati e bambini) dichiarati adottabili. Ospiti temporanei di famiglie affidatarie o presso strutture e case famiglia e di accoglienza, aspettano di essere “consegnati”, alla famiglia che si prenderà cura amorevolmente di loro per il resto della vita. 

Piccole vittime silenziose, nel loro fardello, portano le storie più cruenti e dolorose, spesso vittime di abusi e violenze, aspettano di trovare la luce nel lungo tunnel oscuro che si trovano, ingiustamente, ad attraversare. Sono tante le storie che interessano i piccoli dichiarati in adozione. Alcuni sono stati abbandonati alla nascita, altri sono stati tolti alle famiglie originarie per “salvarli” da determinate situazioni, qualcuno ha i genitori noti, altri rimarranno per sempre ignoti.

Il percorso dell’adozione non è affatto facile, richiede spesso anni di “lotte” amministrative e burocratiche ed esige dalla nuova famiglia, una serie di carateristiche sempre più dure da soddisfare.

Come facilitare le adozioni dei bimbi special needs

Per scegliere di adottare un bambino con esigenze speciali, non basta essere forti e avere tanto amore da dare. Occorre una salida stabilità economica e la garanzia che i genitori siano al’altezza (fisica, psicologica ed economica) di  affrontare tutto ciò che un bambino speciale porta con sè.

Per agevolare questo cammino, sarebbe indispensabile un percorso mirato rivolto ai futuri genitori, informativo, di supporto, sostegno e confronto, al fine di esporre le reali problematiche del minore con le possibili ed eventuali risoluzioni (chirurgia, farmaci, terapia) utili nella difficile gestione dei bimbi speciali, così come un concreto sostegno economico che supporti soprattutto laddove vi è l’esigenza di frequenti visite specialistiche, interventi chirurgici, sostegno specialistico di vari esperti, sostegno nella pre-adozione e supporto reale in tutte le tappe post-adozione che vedono bambini con difficoltà più o meno gravi.

Soltanto nel 2014 erano 300 i piccoli minori special needs in stato di adottabilità italiani in attesa che una famiglia si prenda cura di loro. Per ricevere maggiori informazioni sul delicato iter, potete rivolgervi ai servizi sociali del vostro comune di residenza.

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