Lo stress da genitori? È come lo stress da lavoro!

È conosciuto come burnout, ed è un disturbo che tipicamente viene associato all’esaurimento nervoso causato dal lavoro. Una nuova ricerca che proviene dal Belgio ha scoperto che questo non è solo un problema dei lavoratori, ma anche dei genitori, in particolare le mamme.

Sindrome da genitore perfetto: cos’è e come la si riconosce?

La sindrome da genitore perfetto non è altro che quel disturbo che comunemente viene chiamato burnout, e che, finora, si credeva colpisse solo i lavoratori. Un’indagine condotta su 2000 persone presso l’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, e pubblicata sulla rivista Frontiers in Psychology, ha rilevato che il fenomeno affligge anche i genitori di oggi.

Lo stress da genitori è caratterizzato da sintomi come irrequietezza, apatia, esaurimento, spossatezza fisica e psicologica, senso di frustrazione e timore di non essere all’altezza delle aspettative.

Secondo gli studiosi autori della ricerca, dagli anni ’90 in poi, in concomitanza con l’aumento delle attenzioni dei genitori verso le esigenze dei figli, è aumentato anche lo stress correlato al tentativo di essere “genitori perfetti”, tanto che il burnout causato dallo stress da genitori è comparabile a quello che si manifesta nei lavoratori. Ad esserne maggiormente colpite sarebbero le donne, ed in particolare quelle che restano a casa, perché è proprio su di loro che si concentra un carico maggiore di aspettative.

Come combattere lo stress da genitori?

La sindrome da genitore perfetto è una patologia che ha molti punti in comune con la depressione. Uno dei primi passi da intraprendere per uscirne, quindi, è riconoscere di esserne afflitti.

Il secondo passo è quello di allentare la presa e ammettere che è impossibile riuscire a fare tutto da sole, che si ha bisogno di una mano. Quando diventa pesante anche solo il pensiero di alzarsi dal  letto per accompagnare i figli a scuola e all’asilo, quando ogni minimo imprevisto diventa una sfida insormontabile ecco, quello è il momento di cercare aiuto (del proprio partner, di un’amica, dei genitori, di un terapista …); non c’è niente di male nell’ammettere di non essere invincibili.

Il terzo passo è quello di concedersi del tempo per sé stessi, di svagarsi, di togliersi uno sfizio, anche piccolo, per spezzare la routine quotidiana.

Il quarto passo, che è forse il più importante, è quello di convincersi di essere in gamba, di valere molto di più di quello che si creda.

Ricordate mamme, ai vostri figli non importa che sia tutto perfetto, importa solo che li amiate!

Chi vi fa sentire piccole e inutili, va ignorato e messo a tacere: voi valete, non dimenticatelo mai!

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