Per un papà una figlia è il modo migliore per capire le donne

Come tutti hai avuto una mamma, come tanti una sorella, come altri compagne di scuola, amiche, colleghe di lavoro, fidanzate e, adesso, una moglie. Ti sei reso conto, però, che, da uomo, niente come avere una figlia riesce a farti capire come vivono veramente le donne e come queste convivono con paure, diffidenza e difficoltà. 

Probabilmente perché le donne che hai incontrato nella tua vita non te ne hanno parlato direttamente, per pudore, per paura di troppa confidenza o perché ti consideravano uno che, in quanto uomo, stava dall’altra parte. Magari, invece, te ne hanno accennato, addirittura hanno provato a parlartene apertamente ma non hai capito, non gli hai attribuito la giusta importanza. Avevi tutto di fronte agli occhi ma non riuscivi a vedere. Non eri pronto. O hai semplicemente archiviato con una risata, con un’alzata di spalla o con un “che sarà mai”. D’altronde, non che crescere come un uomo non implichi problematiche.

Quando hai una figlia, tutto cambia. Forse perché la vedi sin da piccola affrontare la vita, crescere accanto a te ed anche un po’ insieme a te. Condivide con te paure e difficoltà, ti pone domande, ti chiede spiegazioni di quello che vede accadere intorno a lei. E’ diretta e sincera. Non ci sono i tanti filtri che, purtroppo, mettiamo spesso nei nostri rapporti con gli altri.

Le prime avvisaglie arrivano addirittura prima della nascita di una figlia. Da qualche altro papà che ti avverte dei sonni decisamente meno tranquilli che ti aspetteranno in futuro in quanto padre di una bambina. Nei mesi successivi ti rendi conto dei messaggi ancora forti e precisi indirizzati verso le bambine, partendo dalla pubblicità dei giocattoli che tende a presentarle ammiccanti e dedite a smalti e scarpe con i brillantini.

Ma non devi andare troppo lontano perché scopri ben presto che, quando tua figlia gioca con un suo amichetto all’asilo, qualche genitore chiederà se è il suo “fidanzatino”. Come se qualsiasi rapporto tra maschi e femmine fosse mediato solo da quel tipo di sentimento.

Realizzi che quel “Come sei bella!” riservata alle bambine, non hai mai sentito dire la stessa cosa ad un maschietto, si traduce, nel mondo degli adulti, nel veicolare la comunicazione nei confronti delle donne attraverso il filtro del loro aspetto fisico. Spesso non ci si confronta con loro sul piano dei contenuti ma si pensa di sminuirle passando dal dire che “sono brutte” a che sono “troppo avvenenti”. Spostando l’attenzione dalla sostanza alla forma.

Ancora troppo spesso, le donne sono quelle che hanno provocato gli uomini, che “se la sono andata a cercare”. Che devono nascondere la vergogna per un’offesa subita perché non è mai interamente solo colpa degli altri.

Adesso, attraverso tua figlia, riesci a vedere da una prospettiva diversa quello che ti circonda. Fai più attenzione a quello che ti succede intorno. Ti rendi conto che sono passati tanti anni da quando dicendo “Siamo nel 2000!” quelli della tua generazione aspettavano un mondo diverso, fatto di diritti condivisi da tanti punti di vista. Invece c’è ancora tanta strada da fare.

Realizzi, però, che tu puoi essere parte del cambiamento, con piccoli e semplici gesti quotidiani. Senza bisogno di fare barricate o di bruciare reggiseni nelle piazze.

Come, ad esempio, non ridendo più, solo per spirito di squadra, alle solite battute d’ufficio su altre colleghe solo perché donne. Oppure, prendendo quelle ore di permesso di paternità che ti spetterebbero ma che ancora nessun altro papà ha utilizzato perché vorrebbe dire assentarsi e a farlo, anche per tanti mesi, sono solo le mamme.

Non per niente, nonostante i tanti problematici rapporti razziali negli evoluti Stati Uniti d’America, abbiamo assistito all’elezione del primo Presidente afroamericano senza aver ancora visto una donna Presidente. Anche se, forse, ancora per poco.

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