Allattare coi capezzoli piatti o introflessi, certo che si può!

Quando si aspetta il primo figlio, una delle domande che le mamme si fanno è se saranno in grado di allattare.

Se avranno latte a sufficienza e se il loro seno abbia una morfologia idonea.

Non esiste una morfologia idonea, esistono alcune morfologie di capezzolo che possono rendere, in presenza di bambini che non hanno la possibilità di succhiare correttamente, difficoltoso l’avvio dell’allattamento.

Il capezzolo piatto è un tipo di capezzolo, non una malattia. Viene definito così quando rimane poco o per nulla in rilievo rispetto all’areola.

Il capezzolo introflesso è invece quel capezzolo che rimane quasi interno all’areola.

A prima vista, l’allattamento con queste due tipologie di capezzolo sembrerebbe impossibile, invece non lo è: basta solo rivolgersi a professionisti, quali ostetriche e consulenti IBCLC che aiuteranno la mamma a posizionare correttamente il piccolo. Questo nel caso in cui il bambino non riesca da solo a trovare l’attacco giusto perché, al contrario di quanto pensano in molti, il bambino non succhia al capezzolo, ma al seno, quindi deve introdurre nella bocca una porzione dell’areola. Con le giuste poppate il capezzolo tenderà a fuoriuscire naturalmente durante la poppata.

Se il bambino fosse prematuro o avesse delle problematiche che rendessero difficoltoso l’attacco, con l’aiuto giusto e tanta pazienza si può comunque avviare l’allattamento naturale. Esistono anche vari accorgimenti da attuare prima della nascita e tecniche particolari da utilizzare dalle prime poppate. In commercio sono disponibili anche alcuni strumenti ausiliari come, per esempio, i paracapezzoli. Anche questi però vanno utilizzati con l’aiuto di un professionista che, in breve tempo, aiuterà la giovane neo mamma a posizionare correttamente il bambino.

L’importante, in questi casi, è non perdersi d’animo e non dare ascolto agli innumerevoli commenti che, inevitabilmente, sommergono la neo mamma.

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