Baby signs, il linguaggio dei segni insegnato ai bambini udenti

Una mamma sa sempre di cosa ha bisogno il suo bambino, anche quando non parla. Insomma, forse nelle pubblicità, forse nella teoria, ma nella pratica prima di sintonizzarsi sullo stesso canale ci vuole qualche settimana, se non ci sono interferenze, se non addirittura diversi mesi. Soprattutto quando si è mamme per la prima volta riuscire a capire le esigenze del proprio bambino non è sempre facilissimo. Dall’America però arriva quello che può essere considerato un aiuto: il linguaggio dei segni insegnato ai bambini udenti. 

Il linguaggio dei segni per bambini udenti: di cosa stiamo parlando?

Utilizzato in principio tra genitori non udenti e figli udenti, questo linguaggio può mettere in comunicazione il bambino con i genitori prima che inizi ad articolare le sue prime parole.

C’è anche un interessante libro, intitolato “Mamma parla con me” scritto da Nancy Cadjan, che spiega come insegnare i segni ai bambini. C’è per esempio la mano aperta posta sul volto che significa dormire, o congiungere la punta delle dita delle due mani che indica “ancora”. Questo tipo di linguaggio in America è già utilizzato da numerose famiglie e asili, mentre qui in Italia si sta appena affacciando, grazie anche alla diffusione del libro della Cadjan.

Pro e contro del linguaggio dei segni

Ma davvero questo linguaggio dei segni è utile? In realtà ci sono due correnti di pensiero. Ovviamente non parliamo dei casi in cui diventa un’esigenza prioritaria di comunicazione, quindi quando i genitori sono non udenti, ma nel caso di famiglie e bambini udenti. Sono in molti a sostenere l’utilità del baby signs perché aiuta la mamma e il papà a comprendere meglio le richieste del proprio bambino che non è ancora in grado di parlare, quindi se ha sonno, fame, sete o vuole giocare. Altresì il genitore può comunicare al bambino che è ora di fare la nanna, di mangiare. 

I contro in realtà sono soprattutto legati alla tipologia di segni. Al bambino dovrebbero essere insegnati quelli specifici della comunità in cui cresce, quelli italiani sono diversi da quelli degli Stati Uniti. 

I pro invece sarebbero tanti, da una maggiore memoria visiva di chi li utilizza a un più precoce sviluppo del linguaggio e dell’intelletto, sebbene gli studi che affermano questi ultimi due assunti siano un po’ controversi.

In definitiva, il linguaggio dei segni può tornare utile, ma una mamma sa, col tempo, capire il suo bambino. Con calma, Senza fretta. Senza ansie. Mettersi in ascolto e modulando la propria frequenza sul quella del bambino.

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