Botta & Risposta – La prima parola (LUI)

Nonostante i bambini piccoli abbiano tanti modi di esprimersi, di solito i genitori attendono con trepidazione il momento di sentirli parlare. Probabilmente perché potremmo dire che è qualcosa che li introduce nel mondo degli esseri umani. Al di là delle modalità utilizzate per comunicare, come le espressioni del viso, la gestualità e i vocalizzi, le parole rappresentano il primo passo nel mondo del linguaggio vero e proprio che li accompagnerà per il resto della loro vita. Per non parlare poi della prima parola pronunciata da un bambino.

Intorno alla prima parola dei bambini gira un circo fatto di mamme, papà, nonni materni, nonni paterni, zii e parenti vari che cercano in qualche modo, in alcuni casi in tutti i modi, di influenzare quella che sarà “la sua prima parolina”.

Da questo punto di vista, il tempo è un grande alleato. Nel senso che chi trascorre più tempo con il bambino ha la possibilità di indirizzare questo primo traguardo in un senso o in un altro. Di solito si creano due partiti, che, più che per le tessere, funzionano per albero genealogico, quelli che puntano alla “mamma” e quelli che puntano al “papà”. Normalmente sono i nonni, che almeno in questo riescono a fare un passo indietro, che tendono a ripetere la fatidica parola ad ogni occasione: “Ecco che arriva la mamma”, “Ora la mamma ti prepara la pappa”, “Adesso vai fuori con il papà”…

Ma la vera battaglia si combatte in casa tra i genitori. C’è chi arriva a sfruttare il momento nel quale il bambino è più vulnerabile per svolgere la sua azione di convincimento: ovvero quando ha fame. Accompagnando ogni cucchiaiata di pappa con la parola scelta. “Mam-ma” e arriva il cucchiaino pieno di cibo buono. “Mam-ma” e arriva un altro cucchiaino pieno di cibo buono. In questi casi l’aeroplanino rimane nell’hangar. Nonostante la pappa si chiami in modo molto molto, ma veramente molto, simile a papà, basta un accento finale, di solito si ha la pancia piena iniziando a chiamare “mamma”. Invece, quando c’è da prendere la medicina, “Pa-pà” e arriva il cucchiaino stacolmo di sciroppo disgustoso. No, non credo che si arrivi a questi colpi bassi. C’è persino chi riesce a scandire così bene le sillabe, che poi sono due e uguali, che neanche Carmelo Bene dei tempi migliori.

In realtà il risultato finale è facilmente intuibile. Probabilmente per la facilità di pronuncia del suono “ma”. Qualche papà complottista potrebbe pensare alle lobby delle multinazionale americana produttrice della sillaba “ma”, nelle quali, dall’Amministratore delegato all’usciere, lavorano tutte donne. Comunque, nella stragrande maggioranza dei casi la prima parola che pronunciano i bambini è “mamma”.

Secondo me il testo completo era: Donna, tu partorirai con dolore (erano tempi pre-epidurale). Uomo, tu lavorerai con sudore (erano tempi pre-aria condizionata). Bimbo, tu pronuncerai “mamma” come prima parola (erano tempi pre-famiglie arcobaleno).

Non vorrei togliere l’illusione alle tante mamme lettrici (fate un respirone), all’inizio la parola “mamma” è un po’ un passepartout. Mia figlia usava quella parola per indicare qualcosa che le piaceva e che voleva in quel momento. Pur non essendo un Minion, aveva una tutina di jeans ma non era gialla, mia figlia diceva “mamma” indicando una banana quando voleva mangiarla. All’inizio chiamava anche me “mamma”. E’ come se qualcuno, per fare in modo di avere un nome facile da ricordare si facesse chiamare Tizio o Coso. “Devo parlare con Coso” “Ieri sera mi ha telefonato Tizio.”

Mamme, sappiatelo.

Stendo un velo pietoso per il povero “babbo” che con due sillabe diverse, e non facili, deve aspettare un  bel po’ prima di sentire quella parola magica.   

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