Culle per la vita: salviamo i bebè dall’abbandono

Bambini non riconosciuti e abbandonati presso le chiese o gli ospedali gestiti dai religiosi: a sentir parlare di ruota degli esposti ci vengono in mente atmosfere antiche, addirittura medievali, di un passato in cui il sistema della ruota – nato in Francia nel 1188 e poi diffusosi a breve in Italia – era al centro di una rete sociale finalizzata a dare una vita degna ai bambini non riconosciuti.

Le culle per la vita: regaliamo una seconda possibilità ai neonati abbandonati

Passano i secoli ma i tempi non cambiano, e anzi la cronaca ci racconta troppo spesso di abbandoni più terribili e crudeli (se in queste vicende è possibile stabilire una scala di gravità), che portano non di rado alla morte del bambino. Così, dopo la chiusura delle ruote degli esposti nel 1923, oggi in Italia si torna a questa sorta di paracadute sociale per consentire alle madri che non vogliono riconoscere il proprio figlio di lasciarlo in una struttura protetta, nel rispetto del loro anonimato e della salute del piccolo.

Le moderne ruote degli esposti sono state ribattezzate “culle per la vita” e inserite in un progetto che coinvolge tutto il territorio nazionale: queste speciali culle si trovano in diverse città italiane, da Bari a Palermo, da Roma a Torino, passando per Milano (sul sito www.culleperlavita.it è possibile fare una ricerca per regione e trovare la culla più vicina a casa).

Ma come funziona una culla per la vita?

Si tratta di una finestrella dotata di un pulsante posto all’esterno: alla madre basterà schiacciarlo, aspettare l’apertura della finestra e depositare il neonato nella culla. A quel punto, la finestra si richiude e il bambino è al sicuro, in un ambiente riscaldato, protetto e sorvegliato da personale sanitario, che – richiamato da un apposito segnale acustico – sopraggiungerà immediatamente per prendersi cura del bambino.

A lui, al piccolo, verrà garantita tutta l’assistenza sanitaria necessaria e sarà avviata la procedura di adozione per far sì che anche questi bambini sfortunati crescano con il calore di una famiglia. 

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