Dormire o non dormire…questo è il problema

Con un bambino piccolo in casa, si sa, la cosa che più di tutte ne fa le spese è il sonno.

Chi, come me, era abituato a dormire la mattina fino all’ultimo secondo, a fare pisolini domenicali come degna ricompensa dopo una settimana elettrica e a dormire fino all’ora di pranzo se non aveva nessun impegno lavorativo, viene messo a dura prova.

Nei primi mesi, oltre il generico scombussolamento di ormoni e pensieri c’è quella domanda, sempre nascosta dietro ad un come stai del primo passante che incontri.

“Ma dorme?”. E tu, che non pensi ad altro che al sonno che hai, vorresti solo prendere a capocciate quel passante. Che poi, che domanda è mai: dorme? Se il metro di valutazione è la tua narcolessia che ti ha tenuta per mano fino a due mesi prima, la risposta è, chiaramente no, non dorme.

I bimbi piccoli non dormono come gli adulti, dormono come, e quando, vogliono loro. E stanno svegli, per lo più, quando noi vorremmo dormire. Quindi non è del tutto vero, salvo casi eccezionali, che i neonati non dormono, ma è vero che dormono secondo una loro percezione del tempo che, purtroppo, solo i mesi potrà migliorare.

Io, ad esempio, non ho avuto una di quelle esperienze traumatiche col sonno nel senso che Pietro ha sempre dormito quelle due, tre ore filate all’inizio che poi sono diventate quattro o cinque fino alle sei o sette attuali. Con ripetute sveglie notturne, sia chiaro, e altrettante incursioni nel nostro letto ma, tutto sommato, a parte i primi due mesi di sveglie anche ogni ora e casi di influenze o (maledetti) denti, il piccolo ha avuto, posso dire, un rapporto col sonno abbastanza sereno.

Il che non significa che io non muoia di sonno, ogni giorno, tutti i giorni. Ma la cosa che dopo un anno più mi preoccupa è il fatto che Pietro fatichi molto ad addormentarsi. E lo fa solo in braccio. A me.

La prassi è sempre la stessa: biberon e ninna nanne improvvisate mentre percorro il perimetro del letto 50 volte a sera, mentre il Nano piange e si dimena. Dopo una mezz’oretta, alla fine, crolla ma con lui crollo anch’io, sfinita.

Probabilmente, come mi hanno detto in molte, dovevo abituarlo fin da piccolo ad addormentarsi autonomamente nel suo letto ma no, non ci sono riuscita. E ora non riesco a rendermi conto se questo significa essermi condannata ad addormentare mio figlio, con passeggiata annessa, per i prossimi anni.

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Un commento

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  1. no problem, col tempo capirà che deve andare a letto da solo. Dalle coccole passi alla storia… Niente dogmi: dolcezza e fermezza