Il gioco (e saper giocare) è una cosa seria!

Perché quando mio figlio gioca ed io gli propongo di andare a una festa non vuole venire? Perché non vuole mai buttare i giochi rotti? Ecco spiegato il perché dei vostri dubbi e la ragione per cui per i bambini il gioco è una cosa seria.

Scommettiamo che dopo aver letto questo post non direte più “è solo un gioco”?

Ho letto recentemente in un articolo che per le tecniche di Coaching, il metodo di allenamento aziendale delle capacità, è fondamentale il processo creativo stimolato dal gioco e che si organizzano, a tal proposito, degli incontri ludici che sfruttano le potenzialità del gioco.

Appare chiaro quindi come il gioco sia determinante per stimolare il lato sinistro del nostro cervello, come sia fondamentale per risvegliare il “fanciullino” in noi e come aiuti ad essere più creativi. Perché, diciamoci la verità, anche se sembra un paradosso, il gioco (e saper giocare) è una cosa seria!

Dell’importanza del gioco si è parlato in occasione dell’incontro, organizzato da Fisher-Price, “Scoprire le sue passioni è un gioco” tenutosi presso Explora, – il museo dei bambini di Roma: nel corso della mattinata sono stati dapprima mostrati i risultati di un’indagine statistica condotta dalla Dottoressa Liverani, ricercatrice Doxa, per illustrare il punto di vista della mamma e ci si è poi focalizzati sul significato del gioco, dal punto di vista del bambino, con l’esauriente presentazione della pedagogista Urso, approfondendone il valore intrinseco e spiegando le varie dinamiche.

Gioco nei primi mesi

Sono state affrontate tantissime tematiche, chiarendo subito come, sin dai primi mesi di vita, il bimbo assorbe i compiti di crescita proprio attraverso il gioco.

La Dottoressa Urso ha precisato che per i genitori è fondamentale scegliere un gioco che piaccia anche a loro: i bambini, infatti, memorizzano la sensazione di piacere provata con i primi giochi e gran parte di questa percezione è condizionata dall’umore del genitore. Ordunque mamme voi vi divertite a giocare con i vostri bimbi?

Elemento dell’egocentrismo – gioco come momento dell’assoluto

“Vuoi andare in piscina con i tuoi amici?” “No, voglio giocare!” quante volte è capitato? E il dubbio che subito ci ha assalito è stato “Ma com’è possibile che preferisca giocare ai suoi soliti giochi invece che andare a divertirsi con i suoi amici?”

La risposta è stata data proprio durante l’incontro: i bambini sono perennemente eterodiretti e il gioco è l’unico momento di vera libertà in cui loro decidono, per loro quello è il momento dell’assoluto, un momento che non vorrebbero interrompere mai. Come fare allora a convincerli? Un buon modo è introdursi con un linguaggio “a tema”, se ad esempio il piccolo sta giocando ai pirati gli si può chiedere “Capitano, andiamo a fare un’immersione?”

Senso di crescita e gioco rotto come elemento che insegna alla diversità

“Tesoro, il mostro ha perso un braccio, lo butto?” “No mamma così è ancora più bello!”. Ecco racchiusa in questa risposta una capacità innata dei bambini che dovremmo cercare di non perdere o di ritrovare, di cosa sto parlando? Del fatto che per i bambini il gioco ha un valore affettivo: averlo usato ha contribuito alla loro crescita e quindi darlo via significa dare via un pezzetto di se’.

I giochi antropomorfi innescano in loro un senso di cura e il fatto che per loro non siano da buttare è un esempio lampante di come i bambini integrino in maniera naturale la diversità! Siete ancora convinti ora di voler buttare i giochi rotti?

Gioco autonomo – bisogna spronarli nella giusta misura

Nel corso della mattinata, è stato trattato anche il tema del gioco autonomo: l’importanza quindi di spronare i piccoli anche a giocare in autonomia, lasciando la fantasia libera di sperimentare diversi utilizzi del giocattolo (quante volte avete visto i vostri bambini adattare i giochi ad altre finalità?).

In questa occasione mia figlia ha ricevuto alcuni giocattoli della casa Fisher-Price: la mia piccola, amante di tutto ciò che è il mondo della cucina, ha gradito particolarmente il “Tavolino Buone Maniere” e devo dire che, anche io, l’ho apprezzato molto perché questo set si è rivelato utile sia per lasciarla esplorare il mondo del gioco autonomo sia per essere strumento di gioco fratello – sorella.

La filosofia di Fisher-Price

Quello che è emerso da questo incontro è il fatto che i prodotti di Fisher-Price si adattano perfettamente a questi presupposti e a queste dinamiche: tramite la vasta scelta dei giocattoli del marchio i bambini, infatti, riescono a scoprire cosa li rende felici e i genitori al contempo possono capire le propensioni e i tratti del carattere dei loro piccoli.

Mia figlia ha avuto il piacere di testare 3 giochi diversi: oltre il “Tavolino Buone Maniere” di cui ho già scritto, anche il “Microfono Baby Rock” e la “Robottina Ballerina”: osservandola mentre si divertiva con i 3 prodotti, inventandosi gli utilizzi ed esprimendo la sua creatività, io sono riuscita ad apprezzare la sua personalità ma soprattutto la sua unicità.

 

Post in collaborazione con Fisher-Price

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