Innamorarsi di un figlio, piano piano

Il nostro non è stato un colpo di fulmine. Per lo meno non lo è stato per me. Tutti a ripetermi che non appena l’avessi visto e tenuto tra le braccia mi si sarebbe sciolto il cuore e sarei caduta in un amore profondo, unico e senza ritorno. Ma non è stato così. Quando mi hanno messo mio figlio in braccio io ero sconvolta dal parto, terrorizzata, incredula e dolorante. Lui pure. In più era viscido e l’unica cosa che sono riuscita a pensare è che se me l’avessero lasciato sarebbe scivolato e caduto. Tremavo e piangevo.

Le successive settimane ci siamo studiati. Ma io non sentivo nulla e più non sentivo più stavo male. Tutto era troppo difficile, troppo stancante e stava accadendo troppo in fretta. Mi mancava il tempo di capire quello che stava succedendo. Tra un pianto e l’altro il tempo non bastava. Poi siamo rimasti da soli. Noi tre. Sono tornata da casa di mia madre, tante lacrime e azioni ripetute come fossi un automa, senza anima. C’era l’istinto di protezione, quello sì, verso un batuffolo indifeso che aveva solo bisogno di me. Ma nessun amore che ti travolge. Tutto è successo troppo in fretta, tutto in modo troppo disordinato.

Io non mi ero mai immaginata mamma. Cioè non è che non volessi una famiglia ma vedevo la cosa parecchio lontana negli anni e la mia gravidanza, perfetta perché senza un malessere, me la sono trascinata dietro tra mesi di angoscia. Mesi che ho vissuto come una punizione, mesi che ora mi fanno sentire davvero una pessima, pessima madre. Ho passato mesi a punirmi perché quel figlio non l’avevo programmato, aspettato, calcolato. Perché non scoppiavo di quella felicità che ho visto in tanti visi accanto a me, ma che non era mia. Perché non mi sono mai innamorata di quella pancia che io volevo solo nascondere sotto abiti sempre troppo stretti, che era sempre troppo grossa, troppo storta, troppo per me. Perché non sono mai entrata in sintonia con quel bambino dentro di me, non sono riuscita ad amarlo fin da subito. Per imparare a capire mio figlio, a dialogare con lui e a dialogare con la me mamma.

Mi sono punita perché non è scattato il colpo di fulmine. Mi sono punita perché per diventare mamma ci ho messo tempo. Ci ho messo tempo ad imparare ad accudirlo con amore, a toccarlo con tenerezza, a toccarci nell’anima. Ci è voluto un tempo che io pensavo fosse infinito, in realtà era il tempo giusto per me. Per capire, per prendere le misure, per imparare. Per entrare in sintonia, per non sentirmi sempre inadatta, sempre imperfetta, sempre sbagliata come madre.

Ci è voluto tempo per capire che i colpi di fulmine, per quanto io nella mia vita ne sia stata colpita un migliaio di volte, non sono destinati a durare, per capire che l’unica verità è questa. Per capire che, invece, il cuore del tuo amante va rubato a poco a poco a forza di manine appiccicose, sorrisi sdentati e smorfiette buffe.

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27 commenti

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  1. Ho 56 anni e sono mamma da 34 anni e ho anche una figlia di 29 e sono nonna, leggendovi mi avete fatto provare tanta gioia, volevo dirvi che l’amore per i propri figli e immenso e anche quando loro cresceranno e tu andrai avanti con l’età per tè sarà sempre come il primo giorno, vorresti sempre proteggerli e consolarli e abbracciarli, ma a un certo punto bisogna lasciarli andare e operare dietro le quinte, devono sapere che possono contare su di noi. E io ho ritrovato la stessa emozione come la prima volta che ho visto le mie bambine, questo l’ho avuto con mio nipote Giorgio che ora ha 7 mesi e vive in Australia

  2. Anch’io colpo di fulmine all’istante. Super adrenalinica quando l’ho vista. La vedevo bellissima e perfetta. Lei non voleva dormire nella sua culla così l’hanno messa nel mio letto attaccata a me. Abbiamo dormito sempre insieme tutti i 4 giorni di ospedale come un miracolo abbiamo dormito tutte e due come sassi, senza paura da parte mia di schiacciarla… Un amore che cresce ogni giorno.

  3. Mi rincuora leggere queste cose perché pensavo di essere l unica che ci ha messo un po’ a legare con tutti e due ..Mi sentivo quasi una estranea nn riuscivo a avere pazienza né a allattare .. Ora sono la mia vita !

  4. Io penso che l istinto di accudimento c’è in ognuna di noi non appena partoriamo, ma l’essere mamma si impara ad esserlo giorno dopo giorno e pianto dopo pianto (intendo i nostri!!!)😊

  5. Io penso che l istinto di accudimento c’è in ognuna di noi non appena partoriamo, ma l’essere mamma si impara ad esserlo giorno dopo giorno e pianto dopo pianto (intendo i nostri!!!)😊

  6. Esatto…appena ho visto mia figlia nn ho avuto la reazione che mi aspettavo…dopo due ore di isolamento l’ho vista e in quel momento si sono scatenate tutte le emozioni che una mamma può provare…

  7. Esatto…appena ho visto mia figlia nn ho avuto la reazione che mi aspettavo…dopo due ore di isolamento l’ho vista e in quel momento si sono scatenate tutte le emozioni che una mamma può provare…

  8. Con il primo ho avuto bisogno di tempo x conoscerci….ero spaesata. ..spaventata…con il secondo il colpo di fulmine…ma li amo entrambi nello stesso modo, sono tutta la mia vita

  9. 11 maggio il colpo di fulmine della mia vita!!!moltiplicato x 3…..tre splendidi cuoricini che mi danno tanta forza x andare avanti e Ke oggi lo rifarei un milione d volte non farei a meno d nessuna.le mie splendide gemelline Ke dio mi ha donato!!!!imperfetta io ma x fette loro💓💓💓

  10. Io non so….da subito ho sentito di amarlo come mai ho amato in vita mia….una sensazione indescrivibile.E ogni giorno che passa mi chiedo come abbia fatto a stare senza lui fino ad ora❤️

  11. Io ho fatto un cesareo con Anestesia totale e quando mi hanno svegliata avevano appena finito di ricucirmi pensavo solo al dolore di quella ferita che mi stava ammazzando 😖😖 e chiamavo mia mamma morta da pochi mesi, poi il mio fidanzato mi ha portato quello scricciolo che non avevo nemmeno visto nascere. Provavo tanto senso di colpa per quello e avevo paura che per colpa di quella ferita non potessi prendermi cura di lei. Qualche ora dopo sono riuscita ad attaccarla al seno e tutte le paure sono passate.

  12. Io come te, ma sono stata fortunata o forse brava non lo so, a non farmi sopraffare dal senso di colpa, e di prendermi invece il mio tempo per conoscere quell’estraneo piovuto da marte!