Le evoluzioni dei piccoli nani

Da quando ha iniziato ad avere una certa autonomia di movimento, le cose tra me e il Nano si sono decisamente complicate, e non che prima fossero semplici.

È che adesso è ancora più difficile di prima e undici mesi mi sembrano un po’ pochini per tutte quelle frasi del tipo “era meglio quand’era peggio”. Il problema è che davvero già è così.

Che per carità, quando sono piccoli tra baby blues e capezzoli spaccati non è che le cose siano proprio semplici, ma i mininani si riesce, quanto meno, a tenerli sott’occhio (e ve lo dice una che il figlio ha pianto per due mesi di seguito, senza smettere mai, a causa delle coliche).

Pietro è in piena fase esplorazione, si arrampica e si mette in piedi ma non sta ancora in piedi da solo, si aggrappa ad ogni appiglio per arrivare più in alto, gattona più veloce per arrivare più lontano. E poi afferra, tocca, assaggia, stringe, strappa, rompe, tira, nasconde, morde, lancia, sbatte, stropiccia, striscia, rotola. Poi cammina, o meglio vorrebbe camminare e pretende che chiunque lo sappia già fare si spezzi la schiena per fargli da deambulatore personale.

E non concede distrazioni ché non fai in tempo ad abbassare un attimo gli occhi sulla tastiera del computer che lui ha già cambiato i suoi orizzonti, ha messo in bocca qualcosa di molto piccolo e si sta tenendo in equilibrio su quella tua già traballante e precarissima consolle dell’ingresso.

Le evoluzioni sono talmente veloci che non ti danno il tempo di riflettere.

Non hai fatto in tempo a spostare i libri al ripiano più alto della libreria che ti trovi ‘sti nani appesi, dopo essersi arrampicati non si sa come, fino al ripiano più alto e ancora più su. Non ti danno il tempo di prevenire. A malapena ti lasciano qualche momento per mettere in sicurezza la casa che poi, state sicuri, per quanto la casa sia stata messa in sicurezza, quelli bassetti intorno a voi riusciranno sempre a trovare la via di fuga verso il pericolo. Che si sviluppi in altezza o in profondità non importa, quel che a loro importa è che lì, proprio lì, posso farmi molto male.

Insomma una fatica. Quel che è peggio è che intorno a me è tutto un “il peggio deve ancora venire” che ogni volta mi fa rabbrividire.

No perché uno scenario di più difficile gestione io stento ad immaginarlo e, sì grazie, lasciatemi nella mia beata ignoranza.

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Un commento

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  1. Sono convinta che quando cammineranno sarà molto meglio. Vero, godranno di autonomia decisionale su “dove andare”, ma le nostre schiene respireranno, averli sempre in braccio è deleterio. Casa nostra sembra un ambiente zen, non c’è più nulla di pericoloso a portata di miniano (14 mesi).
    Poco creativo, ma veloce da pulire e sistemare : )
    E no, nemmeno io voglio sentirmi dire che il peggio deve ancora venire!