L’emozione sulla pelle

È sulla pancia che ho posato una mano quando ho scoperto che c’eri. Che tu, minuscolo puntino, saresti cresciuto nel mio ventre. Io ti avrei alimentato col calore del mio respiro, tu mi avresti fatto compagnia coi tuoi movimenti, prima lievi e attesi, poi conosciuti e forti. 

È sulla mia pancia ormai sformata dalle tue forme che il tuo papà si è accoccolato, mentre tu nuotavi ascoltando le nostre voci. Quella pancia che si è tirata, striata, tesa fino quasi ad esplodere per contenere te, il tuo sacco vitale, ogni tuo calcio e ogni tuo sussulto. 

È su quella pancia appena sformata, svuotata del suo contenuto vitale, morbida e capiente, che ti hanno posato quando per la prima volta hai urlato al mondo. Da lì, mentre me ne stavo sdraiata ad osservare la mia personale meraviglia, tu mi scrutavi con occhi incerti e velati, cercando in me quei fluidi che per mesi ti avevano dato casa. 

Da quella pancia, pelle a pelle, hai cercato il mio seno, quella prima volta come altre infinite, di notte o di giorno. Non solo l’avidità verso un capezzolo generoso, ma solo tu ed io, la tua pelle contro la mia, il contatto che unisce e compone, che rende tutto il resto una cornice ad uno stupendo capolavoro, io e te, insieme. 

Sono le mie mani che hanno accarezzato la tua schiena quando la notte non riuscivi a dormire. Un picchiettio dolce e delicato, ritmato dalla mia voce che cantava per te, nel silenzio delle ore più piccole, quelle in cui eravamo solo noi due, qualche lacrima e molti abbracci. 

Il mio pollice ha accarezzato le tue guance per scacciar via il pianto, per assaporare con la pelle quelle gocce salate che mi rubavano il cuore, che mi davano dolore e pure amore, amore per te, creatura interamente mia, nata e cresciuta dalla mia pancia, dalla mia pancia uscita e fuori da essa cresciuta. 

Le mie mani ti hanno cercato nella notte. mentre ti avvinghiavi a me. Ti hanno abbracciato mentre sentivo il tuo alito caldo vicino al mio, l’odore di latte e buono era come una ninnananna ed io avrei voluto rubartelo e tenerlo sempre con me, questo odore tiepido che mi accarezza le labbra, il naso e le guance. 

Le mie mani ti hanno sollevato ogni volta che sei caduto, hanno sorretto la tua manina verso passi incerti e piano piano sempre più decisi, sempre più sicuri e più lontani da me. 

La mia pancia è ancora lì ad accoglierti. Ogni volta che ti avvicini a me e poggi il tuo viso sulla mia pelle ormai molle e non più accogliente, non più tesa né piena, ma solo svuotata per tirarne fuori tutto l’amore del mondo. 

Attraverso la mia pelle ho sentito l’emozione, l’emozione di essere madre.

E resterà per sempre lì. 

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