Non puoi essere una pessima madre se tuo figlio ti ama

Ho avuto l’onore e il piacere di avere Lucrezia Sarnari -alias C‘era Una Vodka- nella mia città. Stava presentando il suo libro “Manuale di sopravvivenza per pessime madri” e, non mi sono fatta scappare l’opportunità di conoscerla e approfondire (indiscretamente) il suo rapporto con la maternità.

Mi sono portata a casa una bellissima esperienza e una conoscenza in più: quella di una persona brillante e molto in gamba.

E, soprattutto, ho sorseggiato una buonissima vodka tra mamme (e non)!

La vita della “pessima madre” Lucrezia

Come è cambiato il tuo ruolo di madre negli anni?

Io dico spesso che sono una pessima madre di bambini piccoli. Il rapporto con il neonato è una cosa che mi sta molto stretta. Quando mio figlio ha iniziato a interagire, a crescere e a dimostrare la sua personalità, mi ha aiutato molto. Quando si dice che è un figlio a prenderti per mano, io questo l’ho ritrovato.

Capire che un figlio ti ama non perché sei la mamma che sforna le torte, ma perché sei sua mamma, l’ho percepito quando lui è diventato più grandino. E questo mi ha portato, pian piano, a trovare una nostra sintonia. C’è voluta una rielaborazione del ruolo di madre, che è sicuramente cambiato. Ci ho fatto i conti e ci ho fatto pace.

Sono una madre a modo mio e, in questo, avere un figlio che ti fa sentire amata aiuta.

Ecco perché i miei post sono cambiati: prima c’era solo il mio punto di vista (tempo spazio e sonno), ora c’è anche lo spazio di mio figlio.

Come ti ha aiutato il tuo blog? È stato per te una valvola di sfogo?

Inizialmente no, il blog è partito perché mi sentivo precaria nel mondo del lavoro. Scrivevo già da prima e ho pensato che un blog potesse servire da biglietto da visita online. In quel momento avevo un tema di cui raccontare che per me era nuovo. Negli anni poi è diventata una valvola di sfogo.

È stato un processo inverso, non il diario di pancia: avevo qualcosa di cui parlare e ho sfruttato l’occasione. Se ci fai caso, inizialmente, erano molto presenti le mamme interviste, perché per me era quasi un lavoro giornalistico e volevo farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti. 

Poi è diventato un raccontarmi e in questo processo è stato fondamentale trovare delle mamme che mi leggevano e che mi hanno detto di sentirsi aiutate dal quello che avevo scritto. È diventato uno scambio.

Se guardo, dopo 4 anni, il percorso che ho fatto, ho capito che è nato un confronto: mentre le mamme mi dicono di sentirsi meno sbagliate perché leggono quello che scrivo, a me è servito leggere i loro commenti per far pace con questo ruolo.

I (non) consigli di mamma Lucrezia

Hai dei consigli da dare alla grande pedagogista ma pessima madre, Maria Montessori? 

In realtà no, non ho consigli per nessuno e nemmeno per la Montessori. Ma lasciamoci vivere: io non ne ho per te, tu non averne per me. Il consiglio potrei darlo al sistema scolastico montessoriano che, mentre prima era per i ragazzi di borgata e i bambini di strada, oggi è diventata una scuola di élite. E questo genera dei pregiudizi, perché la scuola montessoriana è diventata la scuola della gente ricca o che deve dare uno status al figlio. Ovviamente, lo troverei sbagliato per qualsiasi metodo. Che, in ogni caso, non può essere applicato a compartimenti stagni e a scatola chiusa.

Che consiglio daresti a tuo figlio in un ipotetico futuro da padre?

Guarda, la difficoltà della risposta è pensare a un padre, perché pensi a questa figura come quella al riparo dai sensi di colpa che (nella vita genitoriale n.d.r.) ha la vita più facile. In realtà non credo che sia così, soprattutto perché il padre, nelle prime fasi, si sente un po’ tagliato fuori dalla vita di un figlio.

In generale, gli direi di stare molto vicino alla sua compagna, di assecondarla e di capire che la maternità è un bel cambiamento. Gli direi di assecondare quelle che sono le paure e i dubbi di lei e di non dare tutto per scontato, ma cercare di entrare nella psicologia e dietro le quinte, oltre che tranquillizzarla per il cambiamento del corpo. Per ora, però, sono la mamma di un bambino di 4 anni, più in là vedremo!

In definitiva meglio zia che madre?

Eh, hai voglia!! Mia sorella è diventata mamma giovanissima: è più piccola di me e ha fatto questo passo prima di me e io le ho detto: “Tu sei impazzita, a me non succederà mai una cosa del genere“. 4 anni dopo mi è successa la stessa cosa.

In quei 4 anni sono stata una pessima zia: i bambini, prima di avere mio figlio, erano una zona d’ombra assoluta. Però, come tutte le cose, ti godi il meglio. 

Non avevo una cultura infantile così forte. È un passaggio avvenuto dopo, perché non avevo mai ragionato su questa cosa, semplicemente perché non mi interessava. Non mi interessava la maternità, non mi interessavano i bambini e non avevo nemmeno amiche che erano diventate madri prima di me. Pur avendo 30 anni, l’età giusta per i figli, nessuna di noi aveva vissuto questa esperienza. Anche se io ho delle amiche non mamme che sono delle zie fantastiche e che mi hanno aiutata tantissimo. Loro sono state in grado di farlo. Io non so se sarei riuscita a farlo.

Perché non esistono mamme perfette ma solo mamme di bambini felici!

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4 commenti

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  1. Bellissimo articolo!
    Questa sono esattamente io: “Io dico spesso che sono una pessima madre di bambini piccoli. Il rapporto con il neonato è una cosa che mi sta molto stretta. Quando mio figlio ha iniziato a interagire, a crescere e a dimostrare la sua personalità, mi ha aiutato molto. “😉

    • Come puoi essere una cattiva mamma? Hai cresciuto e allevato cuccioli pelosi, che ora sono meravigliosi, so che non è proprio uguale, ma hai aiutato una creatura sin da piccola, e con Gabri sarà uguale, ci metterà solo un po più di tempo a diventare grande, ma non sei assolutamente una pessima madre! È il ritratto della felicità! Rotondetto e sorridente, più bello di così!!!