Studiare filosofia alla scuola primaria? Una possibilità

La filosofia è considerata una disciplina complessa per studenti già formati ed in grado di pensare in modo critico. Ma chi dice che non è possibile già insegnarla nelle scuole primarie?

Filosofia alla scuola primaria

In Italia sono già partite diverse sperimentazioni per insegnare la filosofia anche ia bambini più piccoli, in particolare nelle primarie e nelle medie.

Già a 6 anni un bambino in prima elementare è in grado di pensare in modo astratto e di ragionare su problemi complessi.

Philosophy for Children (P4C) è un percorso formativo attivo a Roma già da diversi anni, in cui le classi vengono trasformate in piccole comunità in cui si dibattono i temi più diversi.

L’insegnante fa da moderatore ed evita ingerenze nella discussione vera e propria. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato da un docente che sperimenta questa tecnica da anni, è spingere i bambini a ragionare con la propria testa sugli argomenti più vari, in modo da imparare a pensare sempre in modo critico e valutare i problemi da diversi punti di vista.

Che cos’è la filosofia?

Questi esperimenti sono utilissimi per sviluppare il pensiero critico dei bambini e possono considerarsi una forma estremamente elementare di filosofia.

Sessioni del genere ottengono notevole successo in paesi come gli Stati Uniti, dove l’insegnamento della filosofia non è per nulla comune e non è compreso nelle scuole dell’obbligo.

In Italia la tradizione filosofica è molto più antica ed articolata. Portarla nelle scuole così presto può significare, secondo alcuni, snaturarla e renderla infantile.

Il risultato dell’esperimento rimane comunque positivo per gli insegnanti che ne sono stati coinvolti. I bambini, secondo questi ultimi, imparano così a rispettare il parere altrui e analizzarlo in modo critico.

Le sessioni partono in genere da un testo fornito dall’insegnante, ma spesso le discussioni virano su argomenti della vita quotidiana o comunque cari ai ragazzi, perché fanno parte della loro vita quotidiana. Si tratta in fondo di un momento di riflessione profonda e condivisione, la di là dell’etichetta utilizzata per definirlo.

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