La lingua dei segni inclusa nell’attività scolastica

16 Aprile 2024 –

L’apprendimento scolastico dovrebbe essere un’esperienza accessibile e inclusiva per tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro capacità o differenze. In quest’ottica, l’inserimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) nell’attività curriculare delle scuole rappresenta un passo fondamentale verso la creazione di un sistema educativo più equo e rispettoso della diversità.

Diverse regioni italiane stanno già muovendo passi concreti per l’insegnamento della LIS nelle scuole: ecco dove.

Puglia e Sicilia: un modello da seguire

L’inserimento della LIS nei programmi scolastici di Puglia e Sicilia rappresenta un modello da seguire per l’intero Paese. Entrambe le regioni hanno adottato un approccio strutturato e lungimirante, con l’obiettivo di creare un sistema educativo realmente inclusivo per tutti gli studenti.

Puglia: la lingua dei segni diventa materia nelle scuole medie

La Regione Puglia ha fatto da apripista con la legge n. 51 del 30 dicembre 2021, che ha previsto l’introduzione dell’insegnamento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) e della Lingua dei Segni Italiana Tattile (LIST) nelle scuole secondarie di primo grado.

Il progetto si sviluppa su due fronti principali: uno mira a estendere i servizi di interpretariato LIS/LIST nelle strutture pubbliche e private tramite mezzi fisici e digitali, mentre l’altro si concentra sull’organizzazione di corsi LIS e LIST nelle scuole medie pugliesi.

Queste azioni sono supportate da una collaborazione multidisciplinare tra l’Assessorato al Welfare, l’Assessorato all’Istruzione, l’Ufficio Scolastico Regionale e il Consiglio Regionale ENS (Ente Nazionale Sordi) Puglia. Il progetto mira a promuovere l’inclusione sociale e l’accesso ai diritti per le persone sorde, evidenziando l’importanza di un lavoro congiunto per raggiungere risultati significativi nell’educazione inclusiva.

Sicilia: corsi di formazione LIS per docenti di scuola primaria e secondaria

In Sicilia, un significativo progetto di inclusione scolastica ha introdotto l’insegnamento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) in 26 classi, con il supporto dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Questo programma, esteso a 24 classi di scuola primaria e due istituti superiori sociosanitari, offre una formazione di 35 ore in classe gestita dagli operatori dell’Ente Nazionale Sordi (ENS). In aggiunta, i docenti riceveranno una formazione online sul Design Universale per l’Apprendimento per migliorare le strategie di insegnamento inclusivo.

Questa iniziativa non solo migliora la comunicazione con le persone sorde ma è anche un’opportunità di apprendimento per studenti stranieri e contribuisce a un ambiente educativo più accogliente e rispettoso della diversità. Le attività formative, iniziate il 17 gennaio, si concluderanno a maggio, promettendo di portare benefici tangibili per studenti e docenti e di rafforzare la cultura inclusiva nelle scuole.

La lingua dei segni come parte dell’insegnamento scolastico

Purtroppo, in Italia sono moltissime le persone afflitte da gravi problemi a carico dell’udito: secondo le stime, sono circa 5 milioni, rappresentando l’8% della popolazione totale.
Tuttavia, le scuole pugliesi si stanno attrezzando per accogliere gli studenti con tali disturbi, insegnando finalmente il linguaggio dei segni.

La lingua dei segni continua ad essere una forma di comunicazione molto poco conosciuta dai moderni educatori: questo, ovviamente, rende parecchio difficile l’interazione tra i bambini affetti da disturbi uditivi e i loro coetanei.

Includere la LIS nei programmi scolastici offre numerosi vantaggi:

  • Favorisce l’inclusione degli studenti sordi: Permettere agli studenti sordi di comunicare nella loro lingua madre durante le ore scolastiche li aiuta a sentirsi più inclusi e a partecipare attivamente alla vita scolastica.
  • Promuove la sensibilizzazione e la comprensione: Imparare la LIS permette agli studenti udenti di sviluppare una maggiore comprensione della cultura e delle esperienze dei sordi, abbattendo le barriere della comunicazione e combattendo la discriminazione.
  • Arricchisce il bagaglio culturale: La LIS rappresenta un patrimonio culturale a sé stante, con una sua grammatica, sintassi e vocabolario. Apprendere la LIS significa acquisire nuove conoscenze e ampliare i propri orizzonti culturali.
  • Sviluppa abilità cognitive: Imparare una nuova lingua, come la LIS, aiuta a sviluppare diverse abilità cognitive, tra cui la memoria, la concentrazione e la capacità di problem solving.

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I perché dietro questa iniziativa

Il progetto pugliese è nato dalla proposta del consigliere regionale Tuppudi, il quale ha voluto a tutti i costi includere e favorire la piena partecipazione alla vita sociale e scolastica di tutti i bambini non udenti, abbattendo finalmente le barriere della comunicazione e sensibilizzando la comunità scolastica.

Benedetto Santarelli, primo educatore non udente italiano della lingua LIS, ha spiegato che i bambini affetti da tali disturbi possiedono la capacità di sviluppare importanti competenze comunicative.

L’inserimento della LIS nei programmi scolastici non è solo un’opportunità per gli studenti sordi, ma un arricchimento per l’intero sistema educativo. Imparare la LIS significa acquisire nuovi strumenti per comunicare, conoscere nuove culture e sviluppare una maggiore sensibilità verso la diversità. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, queste competenze sono essenziali per la formazione di cittadini consapevoli e responsabili.

In questo, la lingua dei segni rappresenta non solo uno strumento di comunicazione e di inclusione, ma anche un metodo per migliorare l’apprendimento e gli aspetti comportamentali dei bambini.
Gli studenti iperattivi, in particolare, subiscono un maggior beneficio nell’imparare la lingua dei segni, in quanto la loro accelerata attività viene canalizzata nel miglioramento dell’attenzione.
Finalmente, con l’introduzione della lingua dei segni nel canone delle materie insegnate a scuola, i bambini non udenti possono sentirsi parte della comunità, smettendo di essere “figli di un Dio minore”.

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