Alessandra Amoroso e le ‘bufale’ sulla figlia: cosa è successo e come difenderci dalle fake news

16 ottobre 2025 –

A poco più di un mese dal parto, Alessandra Amoroso si è trovata a smentire pubblicamente alcune voci infondate sulla salute della sua bimba, Penelope. La miccia è stata una normale visita dall’osteopata effettuata il 1° ottobre: da quelle immagini, rilanciate sui social, sono nati post che parlavano di presunti problemi di sviluppo della neonata.

La cantante è intervenuta con fermezza: “sono tutte bugie”, ha scritto sui suoi profili, denunciando la deriva di pagine che producono e amplificano notizie false a caccia di clic e reazioni. Diversi media hanno ricostruito la vicenda e riportato la smentita dell’artista; anche lo studio osteopatico coinvolto ha condiviso post cordiali e privi di allarmismi, a conferma del carattere ordinario dell’appuntamento.

Dalle foto ai titoli acchiappaclick: come nascono le fake news “familiari”

Nel caso di Amoroso il meccanismo è stato classico: uno scatto reale (la visita) decontestualizzato, titoli allarmistici, pagine apparentemente diverse che riprendono la stessa narrazione per aumentare portata e credibilità.

Oltre ai commenti, francamente inopportuni, sulla reale necessità di portare una neonata dall’osteopata, o fino all’abbigliamento della neo-mamma, tra i social inizia anche a formarsi una teoria basata sul nulla. In poche ore la suggestione di qualcuno (che la bambina sia gravemente malata) diventa “notizia” e si insinua il dubbio. Sappiamo bene che quando riguardano la salute di un neonato, le notizie smuovono rapidamente emozioni e condivisioni. La risposta dell’artista, arrivata tra il 12 e il 13 ottobre, ha riportato i fatti al loro posto.

I primi mesi dopo la nascita sono delicati: si cercano consigli, si condividono foto, si seguono profili di professionisti. È un terreno fertile per chi crea disinformazione: basta insinuare un rischio (“la situazione è grave”) perché la paura faccia il resto.

In realtà, le terapie e le consulenze post-nascita—quando eseguite da professionisti qualificati—rientrano spesso in percorsi di benessere e non sono, di per sé, un segnale di emergenza. Nel racconto dei media che hanno verificato i fatti non c’è alcuna evidenza di problemi di salute per la piccola.

Che cosa possiamo imparare (e mettere in pratica) come genitori

1) Verificare sempre la fonte. Guardiamo chi pubblica la notizia: è un giornale riconoscibile, un profilo ufficiale o una pagina clone piena di contenuti sensazionalistici? Se la notizia esiste davvero, più testate affidabili la riportano con dettagli coerenti
2) Diffidare dei titoli assoluti e catastrofici. Formulazioni come “situazione gravissima” senza dati clinici o citazioni verificabili sono un campanello d’allarme.
3) Cercare il contesto. Una foto non racconta una diagnosi: nel caso di Alessandra Amoroso, i post dello studio medico erano beneauguranti e non allarmistici.
4) Non alimentare la catena. Evitiamo di condividere o commentare contenuti dubbi: ogni interazione aumenta la loro visibilità.
5) Proteggere la privacy dei minori. Valutiamo con attenzione cosa pubblichiamo anche noi, soprattutto figli e nipoti (volto, luoghi, routine). Più dettagli rendono più facile la strumentalizzazione delle immagini.
6) Segnalare e bloccare. Sfruttiamo gli strumenti delle piattaforme per segnalare fake news e account che diffondono disinformazione, soprattutto quando coinvolgono bambini.

Un invito alla “salute digitale” di famiglia

Costruiamo in casa piccole routine di prevenzione: prima di credere—o far credere—verifichiamo due fonti affidabili; spieghiamo ai figli più grandi cos’è una notizia e cos’è un contenuto manipolato; scegliamo impostazioni di privacy restrittive e condividiamo con parenti e amici poche regole chiare sulle foto dei più piccoli. Sono gesti semplici che, giorno dopo giorno, proteggono la serenità della famiglia.

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Al netto del rumore, la storia si chiude con una smentita chiara e documentata: madre e figlia stanno bene e la visita è stata una normale tappa del percorso post-nascita. Un promemoria prezioso per tutti: online non tutto ciò che emoziona è vero—ma tutto ciò che è vero merita di essere trattato con cura.

Questo articolo fa parte del nostro impegno a promuovere consapevolezza digitale tra i genitori.

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