“Quando ti decidi a fare un figlio?” La risposta di Emily Bingham

Emily Bingham, vivaci occhi celesti e fluente chioma ramata, è una scrittrice americana di successo che ha deciso di dire basta pubblicamente alle domande insistenti sulla sua non ancora avvenuta maternità. Lo sfogo della freelance è stato senz’altro apprezzato da tutte coloro che, almeno una volta nella vita, si sono sentite chiedere: “Quando ti decidi a fare un figlio?”

Il messaggio che Emily Bingham ha postato sul proprio profilo Facebook è chiaro e non lascia dubbi: le non-mamme (ma anche i non papà) devono essere tutelate dalle domande imbarazzanti di amici, conoscenti e perfetti estranei che indagano sui loro progetti di genitorialità (“Quando avrai un figlio?” “Cosa aspetti?” “Lo avete messo in cantiere?” ecc.).

Spesso, ci ha tenuto a sottolineare la scrittrice, ci sono motivazioni dolorose alla base di una maternità rimandata e, pertanto, l’insistenza morbosa con cui si indaga nella vita privata altrui risulta quanto mai fastidiosa e fuori luogo.

A corredo del proprio post la Bingham ha pubblicato a bella posta la foto di un’ecografia, avendo la certezza che questa immagine avrebbe catturato l’attenzione di tutti i suoi contatti e dei follower. In realtà la scrittrice ha reperito la foto su Google e ignora, pertanto, a chi possa appartenere in realtà. Si è trattato, in altri termini, di una sorta di specchietto per le allodole, affinché il proprio messaggio potesse avere la maggior risonanza possibile.

Davvero pertinente e acuto l’invito con cui la Bingham ha chiuso il proprio messaggio: “Chiedete alle persone cosa li rende felici, ora. Chiedetegli qual è la parte più bella delle loro giornate. Se poi qualcuno vorrà farvi entrare in questioni molto personali, come i propri progetti sull’avere o meno figli, lo farà”.

Ci pare di capire che il messaggio sotteso al post della scrittrice è che alla base di questa irrispettosa curiosità nei confronti delle non mamme che hanno superato la trentina, ci sia anche un odioso pregiudizio culturale che necessita di essere rimosso e stigmatizzato, ovvero quello di credere che una donna che non è diventata mamma sia una persona incompiuta. Bisogna finalmente mettere in chiaro che ogni essere umano ha il proprio percorso e i propri obiettivi e che schematizzare la sua esistenza in un “copione standard” significherebbe non rispettare la sua unicità.

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16 commenti

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  1. Cattiveria o no , certe domande non si dovrebbero fare perché o non si conoscono le dinamiche di certe situazioni oppure le si conoscono ed è ancor peggio , in sintesi la gente deve imparare a farsi un tegamino di C….. Sua

  2. certamente, io diventata madre a 42 anni della mia unica figlia, trovavo sempre qualche collega che, vista la mia pancia sempre esistita, mi chiedeva sempre a che mese ero, e per ridere un po’ , addirittura all’estero mi offrivano il posto a sedere perche’ sono grassottella da “quasi” sempre…..

  3. Se posso dire la mia…
    Io non lo chiederei per cattiveria…
    Ma solo perché mi piacerebbe vedere un altro piccolo angioletto nella mia Famiglia.

    Sicuramente non tutti lo fanno per cattiveria.

  4. Si non bisogna chiedere perché è probabile che chi rimanda lo fa perché costretto magari snche per questioni molto serie e importanti o per problemi fisici peggio ancora e il chiedere significa girare il coltello nella piaga….