Le mani delle mamme sono magiche: fanno sbocciare le torte nei forni e guariscono le ferite, poi tornano ad essere semplicemente mani che scrivono al computer o lavorano in fabbrica.

Le mani delle mamme sistemano ciuffi ribelli e legano fiocchi tra i capelli, aggiustano le pieghe dei grembiuli della scuola e abbassano i colletti: se non fosse per queste mani operose la vita sarebbe molto più triste e disordinata.

Le mani delle mamme, in realtà, non arrivano così, già pronte alle loro proprietarie, ma sono il frutto del lavoro di altre mani di mamme (e ovviamente di quelle dei papà), della scuola e dei viaggi, dei libri letti e dei sogni realizzati (o da realizzare). Ma soprattutto le mani delle mamme sono figlie dei figli: perché solo quando vi danno da tenere quel fagotto tutto occhi che vi osserva stupito, allora le mani prendono in mano (scusate il gioco di parole) la situazione. E lo fanno con un po’ di ansia e di paura, con un piccolo tremito, che presto sparirà. E piano piano le mani delle mamme costruiranno un mondo intorno ai propri piccoli, fatto di carezze e vestitini puliti, di bagnetti e ombre cinesi.

Le mani delle mamme imparano a raccontare storie con le presine del forno, a preparare le pappe più sane e buone ( e addio piadina alle 4 di notte fuori dalla discoteca) e scoprono il modo migliore di impugnare un cucchiaio e quello di pulire un faccino sporco.

Le mani delle mamme sanno come stringere delicatamente piccole mani anche nei posti, come gli ospedali, dove nessuno vorrebbe mai andare. Ma faranno del loro meglio, nonostante vorrebbero solo afferrare quel figlio e scapparsene via, sistemando pigiamini e regalando lunghe carezze.

Le mani delle mamme proteggono, consolano, aiutano e crescono: ma un giorno, piano piano lasciano andare.

Sono così sagge, le mani delle mamme, da permettere ai propri figli di imparare ad afferrare la vita e a tenere un giorno, altre mani tra le loro.

Grazie, mamme!

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2 commenti

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  1. Non è facile che io resti senza parole. E invece eccomi: le mie mani di mamma faranno fatica soprattutto nell’ultima parte che descrivi. A commentare, invece, faccio fatica subito, mi hai emozionata tanto: non aggiungo altro che un dolce “grazie”!