Pesticidi e paralisi cerebrale nei bambini: un nuovo studio rileva la correlazione

Pesticidi: lo studio che rivela la dannosa esposizione prenatale associata alla paralisi cerebrale nei neonati

Negli Stati Uniti d’America, 3 neonati su mille vengono colpiti da quella che viene definita paralisi cerebrale (CP), ossia una disabilità purtroppo piuttosto comune che fa parte dell’area neuromotoria.

All’interno di questi casi, è stato possibile individuare una marcata mancanza d’ossigeno al momento della nascita o la presenza di un trauma cranico: le motivazioni sono tutt’oggi inspiegabili.

 Che cos’è la paralisi cerebrale neonatale

Questa patologia, che riguarda i neonati al momento della nascita, è causata da una lesione del sistema nervoso centrale, che influisce drasticamente sull’evoluzione cognitiva e neuromotoria del bambino, causando disabilità fisiche relative al movimento del corpo durante lo sviluppo.

Una condizione permanente che rende la vita dei bambini legata inevitabilmente all’utilizzo di dispositivi di assistenza, come per esempio le sedie a rotelle oppure i deambulatori.

Altri casi hanno riscontrato anche disabilità legate allo sviluppo di problemi di comunicazione e a livello comportamentale, con epilessia, problematiche mentali e problemi muscoloscheletrici.

La ricerca nel campo della paralisi cerebrale neonatale

Il collegamento tra i pesticidi e la paralisi cerebrale neonatale è stata riscontrata da un team di scienziati che si sono concentrati su ventitré tipologie di pesticidi utilizzati in California tra gli anni 1998 e 2010, studiando dei casi associati di nascite con questa patologia.

Sono oltre 15 i pesticidi sospetti che potrebbero influenzare gli estrogeni, e sette quelli che agirebbero negativamente sugli ormoni tiroidei.

Lo studio ha dunque rilevato che l’esposizione ad essi potrebbe aumentare il rischio di sviluppare questa patologia all’inizio della gravidanza, specialmente nel primo trimestre, interferendo gravemente sui sistemi endocrini soprattutto della prole femminile: la prole maschile, infatti, sembrerebbe non venir intaccata da questa problematica in rapporto alla prole non esposta a queste sostanze nocive.

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