“Mi sposo quando voglio”: una poesia, una promessa, un grido che ha attraversato il mondo. A scrivere questa rivendicazione in versi è stata Eileen Piri, una giovane ragazza di tredici anni del Malawi. A farsi portavoce di quelle parole, portandole su un palco internazionale, è stata l’attivista Memory Banda, che le ha condivise durante un intervento TEDx.
Parole cariche di significato, nate nella consapevolezza precoce di chi ha già dovuto fare i conti con la minaccia di un destino imposto. Parole che oggi tornano a risuonare grazie a “I Will Marry When I Want”, la nuova campagna lanciata da ActionAid in collaborazione con DUDE.
L’iniziativa dell’organizzazione internazionale indipendente nasce dalla volontà di porre l’attenzione su un fenomeno ancora troppo radicato a livello globale, visto che attualmente sono 12 milioni le bambine costrette a sposarsi ogni anno.
Il risultato è un film in cui i versi potenti di Eileen Piri vengono accompagnati da immagini evocative che arrivano dall’Uganda e da una colonna sonora altrettanto d’impatto.
La forza delle immagini: il gioco come atto di ribellione
Il film della campagna è stato girato nel distretto di Namutumba, una delle aree del Paese in cui il fenomeno dei matrimoni precoci è più diffuso, e ha come protagoniste le bambine della Buwongo Primary School, una scuola sostenuta da ActionAid attraverso il programma di adozione a distanza. La loro interpretazione non è frutto di finzione: sono bambine che conoscono da vicino il rischio di un destino imposto e che, per questo, trasformano ogni gesto davanti alla telecamera in una dichiarazione di resistenza.
La regia è stata affidata a Zee Ntuli, filmmaker sudafricano che nei suoi lavori ha spesso affrontato temi legati all’identità, all’appartenenza e alle dinamiche sociali. La sua esperienza nel raccontare realtà complesse da una prospettiva interna e mai stereotipata ha reso il suo contributo particolarmente adatto alla visione condivisa da ActionAid e DUDE.
Sullo schermo vediamo le bambine mentre giocano insieme, in modo vivace, disordinato, rumoroso. Il tutto mentre rompono simboli tradizionali del matrimonio – bouquet, abiti da sposa – con una forza che ha il sapore della rivincita.
La colonna sonora, il brano “Selfish Soul” di Sudan Archives, accompagna la narrazione con un suono contemporaneo, radicato nell’identità africana e nella sua diaspora, in grado di risaltare ulteriormente ciò che accade in scena.
La forza della campagna “I Will Marry When I Want” non sta soltanto nel messaggio che trasmette, ma nel modo in cui sceglie di farlo.
ActionAid e DUDE hanno puntato su un linguaggio lontano dagli stereotipi spesso usati nella comunicazione sociale. Nessun’immagine di fragilità, niente scenari cupi o appelli alla commozione: al centro ci sono bambine vivaci, forti, capaci di affermare sé stesse attraverso il gioco.
Come messo in evidenza da Lorenzo Picchiotti, Chief Creative Officer e partner di DUDE, l’obiettivo era rompere la narrazione classica della solidarietà e proporre un altro punto di vista: quello di chi riconosce l’altro come protagonista del cambiamento.
Dando spazio a Eileen e alle bambine di Namutumba si attribuisce quindi centralità a chi ha qualcosa da dire ma troppo spesso non trova occasioni per essere ascoltato.
Quando le bambine parlano, il mondo cambia direzione
Iniziative come “I Will Marry When I Want” ricordano quanto la comunicazione, quando nasce da un ascolto autentico e da una visione condivisa con le comunità coinvolte, possa contribuire a modificare narrazioni consolidate e, al tempo stesso, a rafforzare un impegno concreto sul campo.
Come ha messo in evidenza Lorenzo Eusepi, Co-Segretario Generale di ActionAid, il cuore di questa campagna non è solo la denuncia di una violazione dei diritti umani, ma la riaffermazione di un principio fondamentale: il cambiamento comincia dal diritto di scegliere. E questo diritto deve essere riconosciuto, difeso e reso possibile ovunque nel mondo, per ogni bambina.
In un contesto globale in cui i matrimoni precoci continuano a privare milioni di ragazze della possibilità di decidere per sé, iniziative come questa aiutano a prendere consapevolezza e invitano all’azione, a interrogarsi, a esporsi, a sostenere un processo che non riguarda solo le bambine coinvolte, ma l’intero tessuto sociale che intorno a loro si muove.
Perché ogni volta che una ragazza può dire “mi sposo quando voglio”, è una comunità intera che si riconosce più libera.




