Mi sono svegliato…e sono diventato una mamma! (II° PARTE)

Insomma, questa mattina mi sono svegliato e sono diventato una mamma. Si, sono diventato una mamma, non chiedetemi come sia possibile ma barba e serenità hanno lasciato spazio a un universo tutto da scoprire

Ho accompagnato mia figlia all’asilo, sfuggendo all’anonimato che di solito contraddistingue i papà in questi posti, poi sono andato/a al lavoro, dove ho scoperto di aver un part-time. E in effetti la mia giornata non è ancora finita…

Dall’ufficio a casa

Rientro a casa. Finalmente sono solo, o dovrei dire sola. Passo dal garage e vedo i panni sporchi di fronte alla lavatrice aperta. “Ma non potevo svegliarmi come mamma un giorno che era tutto pulito?

Ricordo che mia moglie mi diceva che ci sono sempre cose da fare in casa. Da papà, non è che ci credessi poi del tutto. Sempre, sempre cose da fare? Il fatto che me lo dicesse ogni volta che mi sedevo sul divano mi insospettiva non poco. Inserisco i panni nella lavatrice uno ad uno, dovrebbero essere tutti scuri. Mah!?

“La tutina rosa di mia figlia posso considerarla come scuro?”

In quanto “non bianco” la butto dentro, come va, va. E adesso? Quale programma di lavaggio? Quale detersivo inserire e, soprattutto, in quale spazio? Il mio primo pensiero “Perché non ho imparato a usare la lavatrice?” si trasforma in pochi secondi in “Perché mia moglie non mi ha mai fatto vedere come si usa la lavatrice?” O ancora meglio “Perché mia moglie non tiene il manuale delle istruzioni a portata di mano?” Passando per lo studio vedo la tavola da stiro aperta, mi sento sollevato. Molto più semplice della lavatrice. Rimando a più tardi. Tra una mezz’oretta dovrò andare a prendere mia figlia all’asilo. Nel frattempo mi siedo davanti al computer per leggere le notizie dei giornali. 

Scopro di avere un blog anche come mamma. La mia mail è piena di segnalazioni di commenti ai miei post, di inviti a seminari o convegni e mail di altre mamme blogger. Guardo la mia pagina FB e scopro un numero di lettori, anzi di lettrici, a 5 cifre. Non sono abituato a tanto pubblico, da papà ero fermo a un centinaio scarso. “Sei una grande!”, “Tu sì che capisci l’essenza di essere una mamma.” Rido pensando a cosa direbbero sapendo che adesso in realtà sono un papà. Quasi quasi mi vendico e mi metto a scrivere un post contro tutto questo mammacentrismo, una specie di confessione di una mamma.

Poi guardo l’orologio, non ho tempo, devo correre a prendere mia figlia.

A casa

Vado a prendere mia figlia all’asilo cercando di smarcare gli inviti a casa di altre mamme. “Devo stirare, devo fare la lavatrice…” Che poi è la verità. “Se volete venire a darmi una mano?” la butto lì, le mamme sorridono pensando a una battuta senza sapere quanto sia vero. 

Vorrei tornare all’anonimato da papà all’asilo. Sei quasi un ectoplasma che porta e riprende la figlia. Forse passando davanti allo specchio vedrei mia figlia senza nessuno accanto. Oggi , per fortuna, la bambina che dovrebbe essere mia figlia non deve frequentare corsi e possiamo andare a chiuderci in casa. Giochiamo un po’ insieme ma poi mi metto a stirare i panni. Metto un po’ di musica in sottofondo, la bambina gioca tranquilla sul tappeto. Riesco a rilassarmi. Ho in mano quella che dovrebbe essere l’ultima camicia e sento un doppio suono provenire dal garage.

“La lavatriceeeeeeeeeeeeeeeee!!!” penso terrorizzato. Guardo l’orologio e sono quasi le 18. Devo stendere tutti i panni ed è sera. Decido di metterli fuori ugualmente, per non averli tra i piedi, asciugheranno nella giornata di domani. Che bello sarebbe stato avere quell’asciugatrice di cui mi parlava tanto mia moglie. Prometto che se ritornerò ad essere un papà, come spero vivamente, la comprerò subito. Anzi, no. La comprerò in ogni caso, a maggior ragione se rimarrò una mamma.

Il ritorno di lui

Sento delle chiavi nella porta. Realizzo che dovrebbe essere il padre della bambina. No, adesso anche il marito, no.

Lo saluto con una certa distanza, non voglio certo baciarlo. Lui non ci fa particolarmente caso. Da marito posso confermare che non ci si stupisce dell’accoglienza un po’ fredda delle mogli/mamme, sempre indaffarate con le faccende di casa e reduci da qualche recente litigio con i figli. Sembra che tu stia tornando da una vacanza alle Hawaii mentre lei è stata in una prigione di un Paese del Terzo Mondo. In realtà tu non hai valigie, ma solo la borsa dell’ufficio, e non hai abbronzatura, ma solo occhiaie da pc, e lei non ha le catene alle caviglie e non è stata nutrita a pane e acqua nell’ultimo mese.

“Mi cambio e faccio un salto al parco con la piccola.” Mi propone il padre della bambina pensando di raccogliere il mio entusiasmo ma trova solo quello della figlia che ha già un sorriso che le arriva fino alle orecchie. “E che cavolo! Di solito sono io, da papà, che vado a fare queste cose!” penso arrabbiato. Dopo un’oretta rientrano. Tutta contenta mia figlia corre da me per un bacio e ingenuamente mi chiede: “Mamma, cosa c’è da mangiare?” “Noooooooooooooooooo, c’è anche da preparare la cena!” penso ma poi ho un colpo di genio.

“Sorpresa, stasera andiamo a mangiare la pizza fuori!” Mia figlia mi saltella intorno dalla contentezza. Io vorrei saltare insieme a lei. L’uomo che dovrebbe essere mio marito mi guarda incerto. Io lo fulmino con lo sguardo come per dire “Non voglio sentire una parola”. Mi rendo conto di aver già sviluppato delle capacità da moglie/mamma, il famoso “sguardo che vale più di mille parole”.

Ma come tutti gli uomini/mariti non può fare a meno di parlare “Ma si festeggia qualcosa?”, temendo di aver dimenticato qualche ricorrenza particolare. Vorrei dire “Spero proprio il mio primo ma soprattutto ultimo giorno da mamma” ma non comprenderebbe la situazione. E allora dico “Sì, l’asciugatrice nuova.” ma lui non capisce lo stesso.

Da moglie/mamma sto per convincermi che sia vero che i mariti/papà non capiscono mai alla prima. In realtà, mi rendo conto che sono le mogli/mamme che pretendono di essere capite con brevi frasi che partono, invece, da un lungo ragionamento dentro la loro testa. Almeno per un giorno, che prego sia l’ultimo, posso cantare anche io, da mamma/donna, “Siamo così… dolcemente complicate…”

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