Asili nido, questi sconosciuti

Qualche giorno fa leggevo un articolo sui pro e i contro degli asili nido. In pratica una pediatra scriveva che questa scelta, necessaria per alcune madri lavoratrici, di lasciare i propri figli, anche molto piccoli, in vere e proprie comunità infantili presenta numerosi risvolti sia positivi sia negativi per il bambino soprattutto dal punto di vista medico. In pratica la dottoressa sottolineava il fatto che i piccoli che frequentano gli asili nido sono particolarmente suscettibile ad infezioni ricorrenti, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e dell’apparato gastrointestinale. E nell’articolo elencava una serie di misure pracauzionali da seguire affermando che il bambino introdotto precocemente al nido si ammala spesso nel primo anno ma diventa progressivamente meno suscettibile alle infezioni negli anni successivi.

Ho letto questo articolo e ci ho rimuginato su per diversi giorni.

Poi l’altra sera una mia amica, madre di una settemesenne, mi ha raccontato i primi giorni di inserimento al nido della figlia e ho capito cosa non mi era andato giù dell’articolo. Lo trovavo semplicemente incompleto. Quello dell’asilo nido è, a mio avviso, un discorso più ampio che non può concludersi elencando solo i rischi di contagio al quale, inevitabilmente, si sottopone il piccino portandolo in queste strutture.

Innanzitutto devo dire che il mio orario di lavoro è un buon orario per una mamma, abbastanza flessibile e con la possibilità di avere mezza giornata libera. Alla vigilia del rientro al lavoro si era, però, palesata la possibilità di lavorare full time. E anche noi ci siamo attivati alla ricerca dell’asilo nido perfetto e non avendo fatto l’iscrizione al comunale al momento opportuno la scelta si ristringeva agli asili privati.

E arriviamo alla prima questione, quella economica. Gli asili nidi, specialmente quelli privati, hanno dei costi relativamente alti. Per molti, però, affidare i figli al nido è un’esigenza. Non parlo solo delle mamme che vogliono (giustamente) tornare a pensare alla loro carriera, ma anche di quelle coppie nelle quali, ad esempio, avendo un mutuo da pagare, o un appartamento in affitto, c’è la necessità che lavorino entrambi i genitori.

Oppure di quelle mamme che non hanno un lavoro stabile o di quelle che non ne hanno affatto e necessitano del tempo per trovarne uno. Mamme disoccupate che non hanno l’aiuto di nonne e suocere e che si trovano costrette a spendere stipendi che non percepiscono per pagare il nido. Un cane che si morde la coda, non vi sembra?

Inoltre non tutte le madri riescono ad essere totalmente rilassate consegnando i loro figli, magari anche molto piccoli, in mani estranee o si sentono in colpa nel farlo.

Io credo che la questione sia, in realtà, estremamente complessa e sinceramente non so bene cosa pensare al riguardo (tanto più che io ancora mi sto avvalendo dell’aiuto della Santanonna) ma, come avevo già scritto tempo fa, la soluzione che mi avrebbe più soddisfatto sarebbe stata senza dubbio quella dell’asilo nido familiare, strutture nelle quali mamme, a metà tra baby sitter e maestre, aprono la porta di casa loro ad altri bimbi ai quali propongono attività e cure mentre i genitori non ci sono.

Io avrei scelto un nido familiare sostanzialmente per il numero di bimbi che accolgono, minore rispetto a quello delle altre strutture, dai due ai quattro di solito, cosa che mi fa pensare ad una maggiore attenzione e un maggiore controllo nei loro confronti sia durante le attività che nelle fasi di pappa/cambio/nanna. E pure ad un minore rischio di contagio delle malattie infettive. Essendo a casa loro, inoltre, le mamme-educatrici, riescono a prestare maggiore attenzione a ciascuno, soddisfacendo le esigenze di ogni genitore e di ogni bambino cosa che nel mio caso era fondamentale dovendo iniziare lo svezzamento del nano. Infine il nido in famiglia è meno caro rispetto all’asilonido privato tradizionale.

Non dico che sia la soluzione ma resta sempre uno spunto sul quale riflettere.

E voi, come la pensate al riguardo?

 

lucrezia.sarnari@gmail.com

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3 commenti

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  1. Accidenti che brutta esperienza hai avuto, totalmente differente dalla nostra…ho portato mia figlia al nodo quando aveva poco più d un anno e mezzo. Ambiente favoloso,3 maestre x 10 bambini, un micronido bellissimo davvero!! Mia figlia nn si era mai allontanata da me fino a quel momento, quindi il primo mese è stato innaffiato x bene dalle lacrime, ma un giorno di punto in bianco si è svegliata una mattina e mi ha detto: mamma andiamo asilo? E da li,nn c’è stata più nessuna regressione, anche se qlc volta si è ammalata,il rientro è sempre stato sereno,mi chiede d andare all’asilo anche qnd si sveglia il sabato e la domenica, lei si diverte un sacco,ed io nn posso che essere entusiasta di questa cosa, anche perché a soli 2 anni mangia perfettamente da sola,abbiamo già tolto il pannolino xè vuole imitare i bimbi più grandi, parla di più e si fa capire meglio. Sono state talmente tante le cose positive che rifarei le stesse identiche scelte se dovessi tornare indietro.

  2. ecco, mi hai dato una chiave di lettura alla quale non avevo pensato. L’ambiente mi aveva ispirato fiducia però, certo, ogni asilo è un atto di fiducia praticamente basato sul niente.

  3. In Italia purtroppo i nido famiglia e peggio le tagesmutter mancano di controllo, per mia figlia ho preferito un nido privato e autorizzato ad una casa non soggetta nemmeno al controllo dell asl. Le madri sono disinformate e molti nidi fai da te se ne approfittano tenendo molti più bambini del dovuto. Io ho avuto una brutta esperienza in un tagesmutter di Bovisio masciago che nessuna istituzione controlla.