Covid tra i ragazzi, come gestirlo a casa e a scuola: l’esperienza di una mamma

In tempo di Covid c’è ancora tanta confusione in merito, sia per quanto riguarda la gestione della malattia, che per evitare la diffusione del contagio.
Come ci dobbiamo comportare quando in casa c’è un malato di covid19?
Vi racconto la mia esperienza offrendo alcuni consigli e suggerimenti dettati dal buon senso.

Che fare se il Covid bussa alla porta

Soltanto la parola ha la capacità di incutere paura e spavento, e almeno personalmente quando ho letto la parola POSITIVO sul referto di mio figlio, ho cercato di ragionare con lucidità e agire con buon senso.
Non capita di raro che i ragazzi in età scolastica, vaccinati e non, contraggano influenza, raffreddori e malattie esantematiche. Nei banchi di scuola, in piazza, in quel minimo di vita sociale che gli è concesso di vivere, nonostante le precauzioni del caso, a volte, il covid riesce ad oltrepassare le barriere ed eccolo qui.

Calma e sangue freddo

Rimanere calmi è molto difficile se tuo figlio è affetto da Covid, entrano in gioco emozioni contrastanti, pensieri non sempre positivi, talvolta sensi di colpa, ma non serve sprecare energie in pensieri inutili, piuttosto organizziamoci per gestire al meglio la situazione.
La colpa è di tutti o forse di nessuno, quello che importa è che passi senza lasciare strascichi.
Armiamoci di pazienza, libri, fumetti, una buona rete wifi per il collegamento in dad (didattica a distanza) per il nostro piccolo malato, e per noi tanta forza e coraggio, oltre ad una scorta di igienizzanti, mascherine, guanti e buon senso. E ascoltiamo il nostro medico, che seguirà il decorso giornalmente.

Buon senso prima di tutto

Mentre scrivo questo articolo, mio figlio Nicola di 13 anni, è chiuso nella sua stanza da 11 giorni. In isolamento.
Cosa significa? Che per parlare con lui, mai a meno di due metri di distanza, noi genitori ci mettiamo la mascherina. Lui si affaccia alla sua porta, lo guardo per bene, guardo il colorito, guardo gli occhi, guardo come reagisce e scherza. Un radiografia a scanner completo con gli occhi di mamma, di pochi secondi.
Ogni giorno, per due o anche tre volte al giorno si misura la temperatura, la saturazione e i battiti.
L’ho munito di accessori personali:

  • saturimetro
  • termometro digitale

L’ho addestrato all’uso e sa che se sente una minima variazione dei suoi sintomi mi deve avvisare immediatamente. Molto importante non incutere paura nei ragazzi, perché ricordiamoci che in questo lungo periodo hanno assorbito tutte le peggiori notizie riguardanti la malattia e se è vero che un genitore è molto preoccupato, anche un ragazzo, colpito in prima persona può avere un importate impatto emotivo, sapendo della malattia e vedendosi isolato.

Isolato, non abbandonato

Agendo sempre con buon senso, non sono riuscita ad abbandonare mio figlio, soprattutto in virtù della sua età, e dell’asma, sono sorvegliante attiva e sorvegliata speciale.
Sorvegliante attiva perché tutti i giorni controllo che la situazione proceda bene, pulisco i suoi ambienti con tutte le precauzioni e mi disinfetto a dovere, senza fargli mancare la mia presenza seppur a distanza.
Sorvegliata perché rischio continuamente di espormi al virus, ma come fa una mamma a fare altrimenti?

Quanto è importante l’isolamento durante il Covid

La positività di un tampone nasofaringeo, ci impone per la nostra e altrui salute, di metterci in isolamento.
Sarò molto onesta. Mio figlio ha iniziato l’isolamento con un tampone rapido negativo. Ben 5 giorni prima di sapere con certezza della sua positività.

Perché direte voi? Perché quando in casa siete in 5 e hai un minimo di buon senso, se solo esiste il rischio reale di aver contratto la positività, fai il possibile per evitare di contagiare tutti e anche di più.
Questo ha permesso che non solo noi, siamo risultati tutti negativi, ma anche la classe di mio figlio, si è salvata dal contagio, e al tampone di controllo tutti sono risultati negativi.

La scuola e il Covid

Nella nostra esperienza la scuola, deve ancora raggiungere un po’ di consapevolezza riguardo alla pandemia. Purtroppo le normative non sembrano chiare e a volte i dirigenti scolastici non riescono a trovare una linea guida su come comportarsi quando una famiglia comunica che lo studente è stato a contatto con un positivo. Il servizio competente ritarda nelle convocazioni per i tamponi e a volte il tracciamento dei contatti non viene neanche effettuato.

Attualmente la legge mette in isolamento fiduciario soltanto chi è stato a contatto del positivo nelle 48 ore precedenti l’esito del tampone che conferma il Covid19. Tuttavia come nel nostro caso, un primo tampone è risultato negativo, e solo il secondo, dopo 5 giorni di isolamento deciso di nostra iniziativa, è risultato positivo, confermando i miei dubbi.

La precauzione come stile di vita

Un consiglio che mi sento di dare, è di vigilare attentamente e di fare attenzione anche ai sintomi blandi che possono rappresentare una banale influenza. Fortunatamente i covid a volte, colpisce in maniera lieve, e proprio per questo passa inosservato, continuando a girare indisturbato. Se i vostri figli stanno male, che si tratti di raffreddore, mal di gola, mal di testa, teneteli a casa. Mio figlio spesso mi dice che ha mal di pancia, il famoso mal di scuola. L’ultimo giorno che ha frequentato, mi ha fato chiamare, e sbuffando sono andata a prenderlo. I fatti mi hanno dato ragione. Forse non lo impone la legge, ma il buon senso, sapendo che può trattarsi di qualcosa di pericoloso per la comunità, almeno quello, si, dovrebbe imporlo.

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