Foraging: una dieta a base di alimenti selvatici

Autunno non può che far rima con bosco: le ultime passeggiate immerse nella natura, prima che il freddo limiti le nostre uscite domenicali, ci portano nei boschi che assumono un aspetto unico, grazie all’aura arancione donata dalle foglie cadenti. I più vanno nei boschi in cerca di funghi da mangiare, le più creative alla ricerca di bacche e pigne per realizzare composizioni uniche, chi segue le mode alimentari non disdegna di portarsi a casa licheni e larice per la dieta del momento.

Tecnicamente, si chiama foraging: una passeggiata con lo scopo di raccogliere prodotti spontanei vegetali e commestibili dei più diversi ambienti naturali (boschi, ma anche argini di fiume, spiagge e montagne) che siano adatti all’alimentazione umana; oltre alla tradizionale raccolta dei frutti di bosco, delle castagne e dei funghi il foraging propone di andare oltre e sperimentare nuovi gusti e nuovi sapori, sfruttando i prodotti della natura meno conosciuti.

I benefici del foraging sono tanti: innanzitutto, se si sceglie con adeguatezza la zona, si possono mangiare cibi incontaminati, a costo zero; si possono sperimentare gusti alternativi e sapori diversi dal solito e, infine, oltre all’aspetto culinario, c’è anche quello ambientale. Il foraging, infatti, stimola la curiosità e l’interesse per il mondo vegetale che ci circonda, oltre a spronarci a immergerci nella natura.

Il foraging, ovviamente, non si improvvisa: per l’incolumità nostra e per non alterare l’equilibrio del sistema, bisogna sapere quali prodotti possono essere consumati. Per questo, prima di cimentarci con il fai-da-te è bene seguire degli appositi corsi; una volta che si sia studiata la teoria, la cautela non deve venir meno: è bene procedere con attenzione nella raccolta, evitando passi azzardati che possano causare anche avvelenamenti molto seri.

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