Gioco d’imitazione: a che età e perchè è importante

Facciamo finta che…“: è questa la frase d’esordio che ogni bambino ha pronunciato almeno una volta nella vita. Annunciatore di un gioco di fantasia, il prologo di una trama che si nutre d’inventiva senza bisogno di avere sotto mano per forza oggetti concreti. Succede così che una scopa diventi una chitarra, una scatola un’astronave.

Si procede per simboli che nella mente del bambino imitano la realtà: ecco perché si è soliti parlare in questi casi di “gioco d’imitazione” o “gioco simbolico”. Ma a che età è bene iniziare questa tipologia di gioco? E perché è importante?

Gioco d’imitazione: a quale età cominciare

Solitamente è intorno ai 2 anni di età che i bambini iniziano a volare con la fantasia. Possiamo vederli nell’atto di bere da una tazza vuota oppure fingere di fare le dottoresse sulle loro bambole. Se non siamo stati noi ad inoltrarli a questo tipo di gioco d’imitazione non c’è da preoccuparsi: vuol dire che i piccoli, come al solito delle spugne, hanno appreso i codici per giocare attraverso simboli.

Per loro si tratta di una dimensione parallela, una sorta di palestra emotiva in cui sperimentare sentimenti, situazioni, conoscendo meglio loro stessi attraverso la realtà che più padroneggiano: appunto quella del gioco.

Il meccanismo alla base del gioco d’imitazione è a dir poco straordinario: pensate, il bambino è in grado di rappresentare nella sua testa qualcosa che non è veramente reale in quell’istante e sfrutta la sua idea per imitare una situazione vista e rivista nel mondo degli adulti, per riprodurla secondo i propri codici interpretativi.

Detto così, lo sappiamo, può risultare complicato da capire. Ma, se ci riflettete, non è proprio questo ciò che fa la bambina che finge di cucinare per le sue amate bambole al fine di imitare ciò che ha visto fare ogni giorno alla propria mamma?

Gioco d’imitazione: perché è importante

Finzione e imitazione si mescolano fino a formare una consuetudine giocosa che, con l’apprendimento e il passare del tempo, lascerà spazio alla realtà vera e propria. Questa fase, però, è importante perché non solo stimola immaginazione e creatività, ma aiuta anche il bambino ad esplorare mondi ignoti e a sviluppare le sue capacità relazionali e cognitive.

Attenzione: anche gli adulti hanno tanto da imparare. Osservare il proprio figlio in situazioni simili significa sfogliare un libro e cercare di coglierne i dettagli, comprendere anche eventuali paure, insicurezze, lati caratteriali altrimenti ben nascosti. Nel caso in cui il piccolo decida di coinvolgere i genitori nel suo gioco d’imitazione, è importante avere premura di non spezzare l’incantesimo.

Mai violare le regole impartite dal bambino, mai insinuare che ciò che dice di vedere in un oggetto non sia vero. Rispettare il gioco, le regole che il piccolo ha faticosamente costruito nella sua testa, significa entrare in sintonia con il bambino, guadagnarsi la sua fiducia.

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