I giovani italiani lasciano casa poco prima dei trent’anni

I giovani italiani sono sempre stati etichettati come quelli che restano a casa dei genitori anche dopo i trent’anni, ma qualcosa sta cambiando. L’inversione di rotta secondo i dati Eurostat, si è avuta dopo il COVID.

Giovani e casa

Fino a prima della pandemia si sentiva spesso parlare del fatto che i giovani italiani fossero quelli più reticenti ad abbandonare il tetto genitoriale per andare a vivere da soli. Rispetto ai coetanei europei, infatti, che intorno ai ventisei anni abbandonano la casa in cui sono cresciuti, quelli italiani erano indietro di circa cinque anni.

Ora la tendenza è leggermente cambiata anche se di poco: l’età in cui gli italiani lasciano casa dei genitori è passata da un po’ più di trenta a un valore che, anche se di poco, è indicativo della variazione di tendenza: 29.9.

La particolarità è tuttavia un’altra e riguarda la media europea; i ragazzi europei prima della pandemia del Covid andavano via da casa a 26.2 anni, mentre dopo il 2020 l’età media si è alzata, passando a 26.5.

Da Nord a Sud Europa: quando lasciano casa i giovani?

Oltre al valore medio, per avere un’idea su quali siano i comportamenti dei giovani europei è necessario analizzare gli andamenti delle varie nazioni.

Si può cosi verificare che i primi a lasciare il tetto genitoriale sono generalmente gli scandinavi, che vanno a vivere da soli tra i 19 e i 21 anni; gli ultimi, invece, sono i bulgari, portoghesi e greci, che restano nella casa natale anche dopo i trent’anni, con medie superiori a quelle italiane.

La mancanza di lavoro

Il motivo principale che mantiene i giovani a casa è la mancanza di indipendenza economica. Infatti, se si mettono a confronto i dati degli ultimi quarant’anni, si può vedere chiaramente come negli anni Ottanta, gli Under 35 che vivevano con i genitori non arrivavano al 50% mentre nel 2000 erano oltre il 60%.

Gli ultimi risultati dell’Istat parlano di circa 68% di ragazzi con età inferiore ai 35 anni che vivono ancora a casa, per un totale di 7 milioni di giovani.

Si tratta per lo più di studenti che ancora non hanno completato il percorso universitario o di precari che non riescono a spiccare il volo verso l’indipendenza a causa di uno stipendio non sicuro.

Inoltre, l’Eurostat evidenzia come negli ultimi anni sia sempre maggiore il numero di Neet, giovani che non studiano e non lavorano, vero problema del disagio giovanile.

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