Invece ti ho stretto a me

Non capita spesso di imbattersi in un articolo così veritiero, realistico e allo stesso commovente come quello di Regan Long, pubblicato anche nell’edizione italiana de L’Huffington Post, intitolato “Invece ti ho stretto a me”.

“Invece ti ho stretto a me”

Il presupposto che da vita all’articolo è quello che noi tutte mamme viviamo quotidianamente: prese dalle mille cose da fare, dai piccoli e grandi impegni che ci riempiono ogni secondo della giornata, ci troviamo ad attendere sempre con trepidazione il momento del riposino del bambino, quale occasione più unica che rara per svuotare la lavastoviglie, per stendere i panni, per rispondere alle e-mail del pc e chi più ne ha più ne metta.

L’autrice dell’articolo vive sulla propria pelle quest’attesa e, quando finalmente il bambino dorme, per una volta decide di lasciar correre il senso del dovere che l’attanaglia e di dedicarsi a una delle attività più emozionanti della vita: abbracciare e coccolare il proprio bambino mentre riposa, e lasciarsi andare al turbinio di emozioni che solo il tenere stretto al petto il proprio bambino può suscitare.

Quanta pazienza…

Già, perché solo chi ha provato quanto possono essere snervanti i bambini, quanta pazienza ci vuole per resistere un giorno intero insieme a loro, quanto impegno richiede la loro cura, quanto si aneli con impazienza che dormano per godere del silenzio e dell’attimo di tempo tutto per noi può comprendere (e ritenere per niente contraddittorio) come un semplice abbraccio, il semplice tenere vicino il bambino riesca a essere non solo tanto dolce, ma anche l’espressione del sentimento più profondo che esista.

Questa è la magia della maternità, una magia che riesce – nonostante tutto – a far vincere l’amore sulla stanchezza e l’esasperazione che la cura di un cucciolo d’uomo richiede. Nemmeno il miglior mago al mondo potrebbe mai riuscire a tanto…

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