Mrs. Doubtfire, il dolore di un padre dietro la commedia

L’altra sera ho rivisto con tutta la famiglia “Mrs. Doubtfire”, che come quasi sicuramente ricorderete è un divertente film degli anni novanta: la storia di un papà interpretato dall’eccezionale Robin Williams, il quale, pur di essere vicino ai figli durante la separazione con la moglie, si trasforma in una grossa e divertente governante.

Ecco, rivedendolo dopo tanti anni, ho trovato irragionevoli (al di là delle necessarie scelte narrative) alcune decisioni di Miranda, la moglie.
Robin Williams, senza aver commesso alcuna azione davvero dannosa nei confronti dei suoi figli, viene improvvisamente allontanato da loro.

Eppure è un padre amabile ed eccezionale.
Meno forse come marito, ed è forse questo il vero problema.

È qui che Miranda, la moglie, esercita la sua inconsapevole vendetta e lo allontana da casa permettendogli di vedere i figli solo il sabato. (Capite il sabato! Un giorno a settimana!)
Perché non ha un lavoro stabile e nemmeno una casa tutta sua.
Anche questa una colpa evidentemente gravissima!

Non basta.
Per via della sua bravata nel trasformarsi in Mrs. Doubtfire, bravata che secondo me sarebbe più che sufficiente a dimostrare a tutti l’incredibile affetto per i suoi figli, Robin Williams viene addirittura condannato a vedere i bambini con un assistente sociale.

La commedia diventa dramma, anche se nessuno se ne accorge veramente.
Un dramma fatto di desolazione e solitudine.

Certo, c’è Robin Williams a spostare l’ago della bilancia sulla leggerezza e tutto passa quasi inosservato. Quasi.
Ma il dramma è dietro le porte. Non si può non vederlo.

Non solo Miranda lo punisce in modo veramente troppo severo, ma anche l’istituzione, lo Stato, lo allontanano e lo emarginano.
Invece di provare a ricucire. Invece di difendere i valori familiari, l’istituzione pensa bene di distruggere quel poco che è consolidato.
L’amore per i figli.

Come non pensare ai tanti padri del nostro paese che si trovano nelle stesse situazioni.

Basta aver ascoltati almeno una volta i Daniel italiani.
Basta aver letto negli occhi quella loro disperazione per capire il loro grande dolore.
Una cicatrice così profonda che spesso non si rimargina più.
(Mi riferisco ovviamente a quei soli padri “sani” e non violenti, che non farebbero mai del male ai figli).

Credo che le donne che usano i figli come merce di scambio per ottenere vendetta, alzando barriere ed impedendo ai padri di vedere i figli, siano esecrabili come quei padri che spariscono nel nulla dimenticandosi dei loro doveri. Una crudeltà fuori luogo e senza pari.

Alla fine nel film Miranda, la moglie, si ravvede. Riconosce in Robin Williams il valore di padre e gli permette di rivedere i figli.

Eppure, nuovamente, mi viene da chiedere perché così tardi?
Per quale motivo Daniel ha dovuto soffrire a quel modo?
Qual è la sua colpa come padre?
Come è possibile che Miranda non si sia accorta che anche i figli stavano soffrendo allontanandoli dal papà?
Come è possibile che mentre il giudice legge la sentenza lei non alzi un dito per difenderlo?

E poi ancora: come è possibile non riuscire a trovare un giusto accordo tra due persone che si vogliono separare quando ci sono dei figli di mezzo?
Un accordo che rispetti entrambi senza umiliare nessuno?
Vi lascio con questa domanda che dovrebbe trovare equa risposta ed invece alimenta l’odio e i tribunali di mezzo mondo.

Mi conforta comunque sapere che il prossimo sabato, nel nostro salotto, è in programmazione un innocuo ed inoffensivo “Cars 2”.

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